Economia
Le fake news di Marine Le Pen sull'euro
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-03-28
La candidata del Front National ha cercato di far credere agli elettori che l’euro nuoce gravemente alla salute delle economie nazionali mostrando un grafico che però non racconta tutta la verità. Lei ovviamente si è guardata bene dallo spiegare cosa significhi davvero
Marine Le Pen, campionessa europea del trumpismo, ha dato una bella lezione di cosa siano i famosi alternative fact tanto cari a Kellyanne Conway, la consigliera di Donald Trump che ne ha teorizzato l’esistenza per spiegare che i fatti possono anche non essere veri ma al tempo stesso avere una dignità politica anche se tutti li bollano come fake news o pure e semplici bugie. A volte però non è necessario mentire in maniera plateale per convincere l’elettorato, è sufficiente manipolare l’opinione pubblica presentando i dati in una maniera accattivante.
Il trucchetto di Marine Le Pen per dire che l’euro fa male all’economia
Se ne sono accorti a Le Monde guardando il grafico utilizzato dalla candidata del Front National durante il dibattito televisivo con gli altri candidati del 20 marzo. La Le Pen ha utilizzato il grafico per dimostrare che l’introduzione dell’euro ha causato la caduta della produzione industriale in paesi come Francia, Italia e Spagna mentre invece ha fortemente avvantaggiato la Germania che quindi sarebbe l’unico paese ad aver giovato dell’introduzione della moneta unica. La Le Pen infatti ha proposto di far uscire la Francia dall’euro con un ritorno del franco e di un sistema per una moneta comune simile all’Ecu (la moneta virtuale che esisteva prima dell’euro e regolava anche i tassi di cambio delle valute nazionali). Il grafico non è sbagliato in sé, non è falso ma è presentato in un modo da far intendere agli spettatori che l’arrivo dell’Euro nel 2002 (in realtà l’euro esisteva per gli scambi finanziari già dal 1999) è la causa del tracollo delle economie nazionali. Il vero trucco però è stato quello di posizionare l’indice 100 nel 2001, ovvero l’anno precedente all’introduzione della moneta unica nelle tasche dei cittadini dei paesi europei. In questo modo la produzione industriale precedente e successiva al 2001 viene paragonata a quel dato anno rendendo quindi ancora più “drammatiche” le curve di discesa e di risalita dei livelli industriali. Questo ad esempio è lo stesso identico grafico, generato in base agli stessi dati dell’OCSE utilizzati dalla Le Pen ma con l’indice 100 nel 2010. Guardando in grafico così disegnato si evince che negli ultimi sette anni (ovvero dal 2010) la produzione industriale francese, pur non essendo ai livelli degli anni precedenti alla crisi del 2008 si mantiene poco sopra l’indice 100.
Si vede come la produzione industriale abbia continuato a crescere, ovviamente in modo diverso, fino al al 2008 quando è esplosa la crisi economica che ha fatto crollare la produzione industriale. I dati sono esattamente gli stessi e anche l’andamento delle curve è simile ma in questo modo è più difficile dire che la Francia ci ha “rimesso” con l’ingresso nell’euro, anche perché la produzione industriale francese (in viola) non risulta inferiore a quella tedesca (in rosso) fino al 2008. La Germania è uscita dalla crisi più rapidamente e in maniera più efficace degli altri paesi utilizzati come metro di paragone dell’inutilità della moneta unica. Scegliendo in maniera del tutto arbitraria di posizionare l’indice 100 nel 2001 invece la Le Pen ha accentuato – nel grafico – la curva discendente potendo così dire che la colpa è dell’euro.
Il fact checking di Le Monde
Le cose cambiano di nuovo se si sceglie di far partire l’indice 100 nel 1974, ovvero nell’anno in cui inizia la serie del grafico utilizzato dalla Le Pen. Di nuovo: i dati sono sempre gli stessi ma essendo il punto di partenza fissato ventisette anni prima del punto utilizzato dalla Le Pen si nota di più la progressione della produzione industriale e la flessione del 2001 è meno “spettacolare” e quindi è più difficile poter dire “vedete, nel 2002 l’euro ha causato il tracollo delle economie nazionali”. Il vero tracollo è avvenuto invece nel 2008. Va inoltre tenuto conto del fatto che questo modo di elaborare i dati non ci dice a quanto ammonta la produzione industriale dei singoli paesi ma serve solo per paragonare le economie nazionali l’una con l’altra. Quel “100” assunto come termine di paragone non ha lo stesso valore oggettivo per la Germania o per l’Italia ma ci dice solo quanto le singole economie sono cresciute nel tempo rispetto a quel valore, ne vediamo insomma la dinamica. Il fatto che la Germania sia costantemente sotto non significa che avesse una produzione industriale più bassa (cosa che alla prova dei fatti non è vera) ma solo che è cresciuta in maniera differente rispetto agli altri paesi.
Va da sé che ci siano diversi fattori in gioco, ad esempio la qualità delle riforme fatte nei singoli paesi prima e dopo l’avvento dell’euro e che non si possa attribuire alla moneta unica la colpa della crisi industriale. Questi ad esempio sono gli stessi dati che evidenziano l’andamento della produzione industriale del Regno Unito, un paese che come sappiamo pur facendo parte dell’Unione Europea non ha mai fatto parte della zona euro. La curva del Regno Unito è sostanzialmente equivalente a quella francese, anche in questo caso è colpa dell’euro?