Quel tatuaggio a forma di svastica del capo di gabinetto dell’assessore della Provincia di Trento

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-05

Il neo assessore agli Enti Locali della Provincia Autonoma di Trento ha nominato una ex dirigente di Fratelli d’Italia come capo di gabinetto. Marika Poletti ha una svastica tatuata sul polpaccio ma dice che è una runa e un simbolo culturale. Allora come spiega i post in cui insulta i gay e difende il Fascismo?

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«Non è una svastica nazista  ma la conclusione del ciclo delle Rune del canto di Odino, per la precisione la diciottesima. Ne ho altre dodici da un’altra parte e 24 da un’altra ancora. Sono una cultrice della cultura popolare e quella è una simbologia millenaria». Eppure quella che Marika Poletti, neonominata capo di gabinetto dell’assessore della provincia autonoma di Trento Mattia Gottardi, sfoggia tatuata sul polpaccio sembra proprio una svastica.

Il tatuaggio con la svastica che è un simbolo culturale

Qualcuno se ne è accorto e ha inviato a Gottardi e alle redazioni dei quotidiani del Trentino la foto della Poletti con il tatuaggio bene in vista. Che la Poletti sia una donna di destra è cosa nota, e basta scorrere i suoi profili Facebook e Twitter per rendersene conto. I più curiosi potranno anche leggere alcuni suoi articoli pubblicati sul sito La Spada di Damocle, nel quale possiamo leggere un interessante articolo revisionista sui fatti di Piazzale Loreto con tanto di paragone sui toccanti pianti dei tedeschi alla morte di Hitler. Oppure un altro dove si critica il “multirazzismo” nella Nazionale di calcio. Come tutti i patrioti che si rispettino non perde occasione per ricordarci i grandi doni del Fascismo: ad esempio ogni Ferragosto è solita pubblicare un post in cui ricorda che è una festività Fascista.

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Già militante di Alleanza Nazionale e dirigente di Fratelli d’Italia Marika Poletti di recente è passata alla Lista Civica Trentina di Gottardi che l’ha chiamata a dirigere il suo ufficio di assessore agli enti locali. La presenza di quel tatuaggio poi è cosa nota, già cinque anni fa il CSO Bruno ne ricordava la presenza, senza che nessuno si peritasse di smentire o parlare di rune.

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E quella “runa” poi è incredibilmente simile alle insegne di combattimento di due divisioni delle Waffen SS, la 5ª SS-Panzerdivision “Wiking” e la 11ª SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Nordland.

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Lei si difende dicendo che pure il simbolo della pace è tratto dall’alfabeto runico (dove curiosamente non figura la svastica) e che quindi «torchiamo quelli che vanno in giro col simbolo della pace a spilletta o adesivo dicendo che sono filo nazisti anche loro? Anche il segno della pace si rifà alla sedicesima runa». Insomma c’è un po’ di confusione. Ma del resto anche chi si tatua la svastica ci ricorda spesso che è un simbolo induista e di pace e che quindi non c’è nulla da temere.

Il vero problema non è il tatuaggio

Quelle persone però più che un culto per la religione e la tradizione induista coltivano una nostalgia per i bei tempi andati del Ventennio. E non è difficile trovare post della signora Poletti dove minimizza i crimini commessi dai nazifascisti ricordando quelli commessi dagli alleati, specialmente quelli dalla pelle non troppo bianca.

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Perché in fondo se la svastica tatuata è solo una runa e un simbolo culturale cui la Poletti sente intimamente di appartenere i post contro i gay come quello qui sotto non sembrano trarre spunto dalla tradizione norrena quanto da un malcelato disprezzo per gli omosessuali. Sembra quasi di tornare al bel periodo in cui si diceva che l’AIDS era una malattia dei gay e non degli etero.

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La fissazione della Poletti per i gay prosegue con un paio di post sull’elezione di Macron che definisce “prima donna all’Eliseo” oppure “giovanotto dai gusti incerti con matrimonio bislacco”. Per carità non è l’unica a dirlo, ma si tratta appunto di pettegolezzi e di offese di dubbio gusto.

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Il tatuaggio con la runa che sembra tanto una svastica e magari lo possiamo anche derubricare a peccato di gioventù. Ma sono i continui riferimenti al Fascismo come ad un bel periodo, l’utilizzo della parola “liberazione” per ripulire le piazze dove ci sono troppi immigrati oppure il definire “eredi dei traditori” coloro che festeggiano il 25 aprile che dovrebbero quantomeno far suonare un campanello d’allarme in chi ha deciso di fare entrare la signora Poletti nelle istituzioni trentine. Ma forse all’assessore Gottardi va bene così.

Leggi sull’argomento: Lorella Cuccarini e il razzismo più amato dagli italiani

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