Opinioni

La condanna a Marco Travaglio per diffamazione di Grazia Graziadei

di dipocheparole

Pubblicato il 2018-07-21

Una storia un po’ curiosa viene raccontata oggi da Stefano Zurlo sul Giornale: riguarda una condanna ricevuta da Marco Travaglio per aver diffamato la collega del TG1 Grazia Graziadei nel 2010, in piena era berlusconiana e quando Augusto Minzolini era direttore del telegiornale più importante d’Italia. Zurlo, che chiama Travaglio “scrittore” ed “editorialista” nel pezzo […]

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Una storia un po’ curiosa viene raccontata oggi da Stefano Zurlo sul Giornale: riguarda una condanna ricevuta da Marco Travaglio per aver diffamato la collega del TG1 Grazia Graziadei nel 2010, in piena era berlusconiana e quando Augusto Minzolini era direttore del telegiornale più importante d’Italia. Zurlo, che chiama Travaglio “scrittore” ed “editorialista” nel pezzo (e non direttore del Fatto, come attualmente è) la racconta così:

Dopo otto lunghissimi anni, il noto editorialista è stato condannato per diffamazione: la pena, una multa più un robusto risarcimento di 30mila euro a favore della Graziadei, è poco più che simbolica, anche perché sul caso pende la scure della prescrizione, ma in ogni caso per il celebre scrittore è arrivata la condanna.

Un verdetto forse inatteso, che giunge dopo un braccio di ferro quasi surreale all’interno della magistratura: per ben tre volte tre giudici diversi di Roma, tre gup, avevano disposto il non luogo a procedere e chiuso il match. E altrettante volte la Cassazione ha annullato quei provvedimenti e riaperto la partita. Quasi un record, con una battaglia sui confini del diritto di critica e di cronaca. «Ieri sera – aveva attaccato Travaglio – il Tg1 per supportare le balle del Banana al Tg4 sulle intercettazioni, ha sparato cifre a casaccio spacciandole per cifre ufficiali del ministero della giustizia».

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Poi, andava avanti,«ecco il dato farlocco: gli obiettivi messi sotto esame ogni anno sono 130mila». Insomma, per il Fatto Quotidiano il Tg1, allora diretto da Augusto Minzolini, aveva montato la panna descrivendo un Paese immaginario in cui tutti sono intercettati e sotto il controllo di una sorta di Grande Fratello giudiziario.

Peccato che il numero dei bersagli «spiati» non fosse stato detto a vanvera ma esatto. Anche se, naturalmente, ogni persona può avere più utenze, fisse o mobili, e dunque certe moltiplicazioni facili e generalizzazioni vanno prese con le pinze. E possono provocare illusioni ottiche e percezioni lontane dalla realtà.

Insomma, la storia è proprio questa: Travaglio è stato condannato a una pena durissima come un risarcimento di 30mila euro in un processo per diffamazione perché ha fatto notare che se le utenze sotto controllo sono 130mila, questo non vuol dire che ci sono 130mila intercettati perché ogni persona può possedere più di un’utenza. Una durezza davvero curiosa, nell’occasione. In ogni caso, per quel che sembra, arriverà presto la prescrizione a chiudere il caso.

Leggi sull’argomento: Cosa c’è nell’indagine su Paolo Savona

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