Opinioni
Marcello De Vito e il salario accessorio
neXtQuotidiano 21/11/2016
Sul salario accessorio “siamo riusciti a trovare questa soluzione e la sindaca ed i suoi collaboratori hanno lavorato molto bene. Dal 27 novembre i 24 mila dipendenti capitolini avranno in busta paga il salario accessorio che la precedente giunta Marino da agosto 2014 aveva bloccato”: sembrava piuttosto arrabbiato il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello de Vito, […]
Sul salario accessorio “siamo riusciti a trovare questa soluzione e la sindaca ed i suoi collaboratori hanno lavorato molto bene. Dal 27 novembre i 24 mila dipendenti capitolini avranno in busta paga il salario accessorio che la precedente giunta Marino da agosto 2014 aveva bloccato”: sembrava piuttosto arrabbiato il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello de Vito, oggi quando gli hanno chiesto un commento sulle parole del sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti sul salario accessorio. “C’è stato un parere dell’OREF (l’Organo di revisione economico finanziaria del Campidoglio ndr) che conferma che può essere messo in pagamento. Per quanto ci riguarda – osserva all’Adnkronos De Vito – siamo sorpresi che il governo sollevi questa questione oggi, dopo che tiene ferma la contrattazione nazionale dal 2008″. “Poi il perché il governo casualmente a pochi giorni dal referendum, guarda caso, metta i bastoni fra le ruote lo ignoriamo”, ha concluso. Cosa aveva detto Rughetti a Lorenzo De Cicco del Messaggero?
«La delibera adottata dalla giunta, se è quella che ho letto io, mi sembra del tutto insufficiente e non risponde ai requisiti e alle condizioni previste dalla legge. Il Comune in sostanza ha fatto suo il lavoro che aveva preparato il prefetto Tronca d’intesa con il governo. Un lavoro che ha consentito la ricostituzione del fondo per il salario accessorio come se Roma fosse un nuovo ente. Ma poi la giunta Raggi non ha assolto al secondo passaggio».
Vale a dire il nodo dei 340 milioni di salari illegittimi, distribuiti a pioggia tra il 2008 e il 2012, contestati dal Mef e su cui indaga anche la Corte dei Conti…
«Esattamente. La legge stabilisce che se hai dato soldi illegittimamente ai tuoi dipendenti ci sono due modi per sanare questo comportamento: tagli i fondi destinati al salario accessorio, che equivale sostanzialmente a richiedere i soldi ai dipendenti – alcuni comuni hanno già fatto questa scelta – oppure fai dei risparmi di spesa ulteriori rispetto a quelli che devi fare normalmente per garantire i saldi di finanza pubblica, e con questi risparmi finanzi sostanzialmente il mancato taglio sui fondi del salario accessorio. È una norma fatta per venire incontro ai dipendenti. Invece di fare un sacrificio loro, lo fa la macchina amministrativa».
La Raggi sostiene di avere intrapreso proprio questa strada. Non è d’accordo?
«No, perché la delibera non individua nuovi risparmi di spesa ma indica quelli che il Comune aveva già fatto per realizzare il famoso piano di rientro».
Cioè utilizza i 400 milioni di risparmi programmati dalla vecchia giunta Pd, per “abbonare” anche i nuovi sacrifici richiesti dal Mef?
«Sì,sembra il gioco delle tre carte. Si usa lo stesso ammontare per rispondere a due norme di legge diverse che rispondono a due esigenze diverse. Altro che finanza creativa qui siamo alla finanza locale 3.0».
Addirittura…
«Ma certo, i risparmi fatti per il piano di rientro erano necessari per evitare che il Comune andasse in dissesto e riuscire ad avere un equilibrio di parte corrente».
Insomma, quei tagli non possono essere utilizzati adesso anche per recuperare i salari illegittimi…
«Io credo che con questa operazione non solo non si risolve il problema del salario accessorio ma si rischia contemporaneamente di riportare il Comune in disavanzo. Ma forse io ho letto un documento diverso da quello annunciato dal sindaco Raggi quando a sirene spiegate ha annunciato di aver risolto il problema e che tutti i dipendenti potevano stare tranquilli».
Che rischi ci sono per il Comune?
«Vista quella delibera, mi piacerebbe sapere cosa ne pensano la Corte dei conti o la Ragioneria generale del Ministero dell’Economia».