Manovra, perché il maxiemendamento non arriva in Senato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-22

Mentre comincia a materializzarsi il rischio di dover passare il Capodanno in Aula, Lega e M5S puntano il dito sui tecnici che sarebbero responsabili dell’ennesimo complotto. Ma non dicono la verità

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Il maxiemendamento che riscriverà la Manovra del Popolo secondo quanto deciso a Bruxelles ancora non esiste. E visto che oggi è sabato 22 dicembre, comincia a propagarsi tra gli eletti (soprattutto deputati) la paura di dover passare il Capodanno in Aula. Ma anche stavolta i nostri eroi hanno qualcuno a cui dare la colpa: ovvero, i tecnici del MEF e della Ragioneria dello Stato.

Perché il maxiemendamento della manovra non arriva in Senato

Il maxiemendamento del governo, di fatto una manovra bis che riscrive il testo recependo i punti dell’accordo tra il governo italiano e Bruxelles, dovrebbe essere depositato in Aula soltanto oggi. L’indicazione è per le 14 ma,visto come sono andate le cose negli ultimi giorni, non è possibile escludere altri rinvii. Anche perché, spiega oggi il Corriere della Sera, ci sono ancora dubbi sulle coperture ed è questo il vero problema. Circolano voci di uno stop della Ragioneria generale dello Stato su «Quota 100», l’intervento sulle pensioni. Se oggi si vota, poi la legge andrebbe alla Camera e i tempi tecnici per un’approvazione finale ci sarebbero ancora, anche se risicati. Altrimenti scatta l’esercizio provvisorio,  ma in ogni caso, scrive ancora Lorenzo Salvia, è pronto un piano d’emergenza: tenere aperta la seduta della Camera fino all’approvazione finale. A fare fede sarebbe la data di inizio della seduta, ad esempio il 31 dicembre, anche se si dovesse sforare di un paio di giorni. Certo, in questo modo bisognerebbe brindare al nuovo anno in Aula, il che non sarebbe poi male alla fine come scena.

come cambia manovra del popolo
Come cambia la manovra del popolo (Corriere della Sera, 21 dicembre 2018)

Per fortuna che c’è un tecnico a cui dare la colpa

Carlo Di Foggia sul Fatto spiega che, a parte le solite teorie del complotto, la realtà è, come al solito, più complessa. Riscrivere la manovra richiede tempo. Servono passaggi tecnici, stime sulle coperture. Un lavoro di coordinamento difficile da fare in pochi giorni. Anche perché, diversamente dal passato, non c’è più tempo per correggere errori rilevanti (il passaggio alla Camera è blindato). Vanno ricontrollate tutte le cifre. Alla Ragioneria “sono troppo fiscali”, e“si impuntano sui tecnicismi”, si lamentano i grillini più vicini al dossier a via XX Settembre. Il lavoro dei tecnici guidati dall’odiato (dai pentastellati) Daniele Franco, a cui spetta di controllare le coperture, è però complicato dal fatto che gli alleati litigano sui contenuti, continuano fino all’ultimo a chiedere modifiche, nuove norme.

manovra nuove entrate 2019
Manovra 2019, le entrate (Il Messaggero, 21 dicembre 2018)

Sempre il Fatto racconta che malumore della viceministra senza deleghe Castelli, testimoniato dalle critiche via agenzia di stampa alle bozze circolate nelle ore di ieri, nasce dallo stop a un suo tentativo di inserire una modifica al regime di tassazione dei tabacchi.

“Uno scudo fiscale per le multinazionali”, lo descrivono le agenzie. In realtà bloccava la possibilità che il Tesoro potesse aumentare l’onere fiscale minimo, uguale per tutte le marche di sigarette. A beneficiarne sarebbero state quelle della fascia di prezzo bassa. Una modifica, che sarebbe stata chiesta dalla British american tobacco (già finanziatrice della renziana fondazione Open), che ne ha più di tutte. Il tentativo, in ogni caso, è stato stoppato.

Il problema sono le coperture

Il problema di fondo sono sempre le coperture. Nell’allegato diffuso da Bruxelles due giorni fa, ricorda oggi La Stampa, sono indicati 10,2 miliardi di risparmi, ai quali vanno aggiunti altri due che il governo si è impegnato ad accantonare in via prudenziale. Trovare due miliardi in poche ore è una missione quasi impossibile, ma è il prezzo che il governo si trova costretto a pagare per evitare la procedura di infrazione. Il difficile inizierà quando, dopo le feste, Lega e Cinque stelle dovranno farsi bastare undici miliardi per tenere fede alla promessa elettorale sulle due misure bandiera, il cosiddetto reddito di cittadinanza e la controriforma delle pensioni.

manovra del popolo
La Manovra del Popolo e della UE (La Repubblica, 19 dicembre 2018)

In più, Annalisa Cuzzocrea su Repubblica racconta che c’è una nuova emergenza sul tavolo, scoppiata tra giovedì e venerdì e alla fine risolta in un vertice segreto tra Conte e i due vicepremier:

La Ragioneria dello Stato — la stessa che aveva sollevato dubbi sul “saldo e stralcio” mandando su tutte le furie il ministro dell’Interno — aveva allegato alla legge di Bilancio una relazione tecnica che il governo aveva bocciato. Secondo quei dati, la finestra pensionistica di uscita a quota 100 per la Pubblica amministrazione sarebbe dovuta scattare a ottobre, e non — come pretendono i giallo-verdi — a 6 mesi dall’entrata in vigore della legge che attuerà la revisione della legge Fornero, quindi in estate, se si seguissero i tempi previsti.

Sembrerebbe poco, se fosse una svista. Ma secondo Di Maio e Salvini non lo è: «Il Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco — racconta una fonte interna all’esecutivo — ha scelto deliberatamente la relazione che avevamo scartato, firmata da Tito Boeri. E l’ha inserita contravvenendo a quanto avevamo deciso». La querelle tra Salvini e il presidente Inps è cosa nota, fatta a colpi di tweet e dichiarazioni sferzanti. Ma il problema non è considerato Boeri quanto, ancora, la macchina del ministero dell’Economia. Secondo il M5S sarebbe una vendetta, il colpo di coda del sistema Garofoli, il capo di gabinetto che ha deciso di andarsene dopo i pesanti attacchi ricevuti per mesi, soprattutto dai grillini: anche questo sospetto è emerso nel vertice con Conte.

Una cosa è certa: con tutti questi complotti e complottisti come fa un povero ministro a lavorare in pace?

Leggi sull’argomento: Come il governo si sta rimangiando la revoca di Autostrade

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