Ma Salvini non ha niente da dire sui ragazzi uccisi ad Ercolano?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-29

Come già accaduto in passato, il leader della Lega rimane in silenzio e non parla di fatti di cronaca non utili alla sua propaganda

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Parla della riforma delle pensioni, dello “scampato pericolo” per aver evitato un ritorno della legge Fornero e della “arroganza di Letta e della Sinistra” che ha portato all’affossamento del ddl Zan. Nessun riferimento ai fatti di Ercolano, a quei due giovani uccisi perché scambiati per ladri mentre sostavano con la loro auto davanti a una villetta. Eppure, quando si parla di legittima difesa, Matteo Salvini trova sempre ampi spazi (nelle sue interviste e sui suoi canali social) per sostenere le proprie tesi. Poi, quando accadono episodi come quello avvenuto in Campania, ecco calare il silenzio sul tema.

Ercolano, il silenzio di Salvini sui due ragazzi uccisi

Eppure l’occasione pubblica per parlarne – anche solo per mandare un messaggio di vicinanza nei confronti dei genitori di Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, il 26enne e il 27enne uccisi a Ercolano – c’è stata. I giornalisti, infatti, lo hanno fermato fuori dal Palazzo della Regione Lombardia (a Milano) ma non gli hanno fatto alcuna domanda o chiesto di commentare quanto accaduto. Una colpa dei cronisti, certo, ma almeno il leader del Carroccio poteva dedicare 30 secondi dei suoi 8 minuti – poi è dovuto fuggire via, dopo aver snocciolato un “tema libero” sulla riforma delle pensioni – a dare il suo punto di vista.

Perché quei colpi d’arma da fuoco sparati da Vincenzo Palumbo nei confronti Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, hanno ucciso due giovani. Per errore. Non perché partiti inconsapevolmente o fortuitamente, ma perché pensava che fossero due ladri. E un pensiero da parte del primo sostenitore della diffusione delle armi e della legittima difesa era necessario. O, almeno, doveva esserlo. E, invece, anche oggi è caduto il silenzio. Come accade sempre quando alcuni fatti di cronaca imbarazzano la sua propaganda. È accaduto poco tempo fa nei confronti dei manifestanti “Io Apro“, ma anche per molti casi analoghi.

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