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Così il M5S si sta scannando di nascosto sulla legge elettorale
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-08
Ieri abbiamo scoperto che il parlamento è una succursale del blog di Grillo. Intanto tra i grillini va in scena una guerra nascosta tra moderati e talebani sul Tedeschellum. Ma in palio c’è molto di più di una legge elettorale
Cosa c’è dietro il voto-bis che Beppe Grillo ieri ha annunciato per domenica sul blog riguardo la legge elettorale? Innanzitutto c’è un’interessante e nuova concezione della democrazia rappresentativa, visto che gli altri partiti, tra cui il Partito Democratico, hanno acconsentito a rimandare a martedì il voto finale in parlamento sul Tedeschellum per consentire ai grillini iscritti al blog (e non agli elettori del MoVimento 5 Stelle) di decidere cosa dovranno votare i parlamentari mandati in parlamento dal popolo italiano.
Così il M5S si sta scannando di nascosto sulla legge elettorale
E già questo da solo dimostra che come al solito in Italia la situazione è disperata, ma non seria. Ma, come se non bastasse, dietro la decisione di Beppe c’è una guerra interna al M5S tra le due ali principali del partito di Grillo: i moderati, che vogliono l’accordo con Partito Democratico, Forza Italia e Lega perché questo avvicinerebbe le urne in maniera significativa; e i talebani, che invece pretendono il rispetto delle lotte grilline sulle preferenze che verrebbero oggi vanificate dall’accordo in discussione. Tommaso Ciriaco su Repubblica di oggi racconta le paturnie dei grillini mossi da ideali di alta democrazia: «Beppe – scandisce Di Maio al cellulare con Grillo – noi questa legge dobbiamo portarla a casa. Abbiamo fatto i conti, eleggeremo almeno 220 deputati, se va bene anche 250. Ce ne mancherebbero meno di 70 per governare». E ancora: «tranquillo, una soluzione si trova», dicono Di Maio e Toninelli a Ettore Rosato, che oggi ha aperto all’alleanza con D’Alema dopo il voto.
Sull’altro fronte si descrive il clima tra gli ortodossi, tra i quali si racconta di un Carlo Sibilia che applaude persino l’alfaniano Lupi:
L’insofferenza per la linea di Di Maio, intanto, fatica a restare sottotraccia. Oltre a Fico, remano contro l’accordo big del primo grillismo come Paolo Taverna e Nicola Morra. E anche i dettagli fotografano uno scontro interno violentissimo. Un esempio? In Aula, a un certo punto, prende la parola l’alfaniano Maurizo Lupi. Spara a zero contro la riforma elettorale targata Renzi e cinquestelle. Carlo Sibilia non resiste alla tentazione e inizia ad applaudire. Soltanto, lo fa nascondendo le mani sotto il banchetto.
Un voto per ghermirli e nel buio incatenarli
Il voto sul blog sarà decisivo non solo per conoscere i destini della legge elettorale e sapere quando il paese andrà alle urne. Servirà anche a tacitare con il metodo della democrazia diretta da Grillo – che, come sempre, indicherà una “preferenza” nel post che accompagnerà il voto – i non fedeli alla linea Di Maio. Anche in vista di un appuntamento che si avvicina sempre di più anche per oro: quello della conferma (o no…) della candidatura dei parlamentari eletti in questa legislatura. Non si va molto lontani dal vero a dire che, se questi manifestassero un aperto dissenso nei confronti del compromesso raggiunto da Di Maio e Toninelli, una sconfitta nel voto di domenica servirebbe a metterli in difficoltà. Se invece rimanessero zitti non ci sarebbe alcuna possibilità di vincere nelle urne del blog.
Oggi intanto Monica Guerzoni sul Corriere fa i conti in tasca al MoVimento 5 Stelle sui cento franchi tiratori che hanno messo nel mirino l’accordo sul Tedeschellum:
Ogni contraente del patto a quattro ha le sue aree di sofferenza. Danilo Toninelli parla in Aula e prova a sviare l’attenzione dal Movimento: «Tutti quelli che hanno chiesto il voto segreto lo hanno fatto al solo scopo di affossare la legge». Ma i numeri parlano e dicono che i Cinque Stelle hanno perso per strada 12 deputati, i quali non risultano in missione e però non hanno votato. I fedelissimi di Luigi Di Maio scrutano le mosse degli ortodossi vicini a Roberto Fico, ed ecco che dai tabulati spunta il nome di Roberta Lombardi: «Avevo il saggio di musica di mio figlio e non ce l’ho fatta ad arrivare in tempo».
Insomma, domenica si vota.E in palio c’è molto di più di una legge.
EDIT: Carlo Sibilia smentisce su Facebook la storia dell’applauso raccontata da Repubblica.