Opinioni
Quando Beppe Grillo diceva no ai parlamentari scelti dai partiti e sì alle preferenze
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-06-05
Era il 2007, in scena andava la legge di iniziativa popolare “Parlamento Pulito” e Beppe Grillo era chiarissimo nel dire NO ai parlamentari scelti dai segretari di partito e sì alle preferenze dirette che avrebbero permesso la scelta degli onorevoli ai cittadini. O tempora, o mores! Erano tempi belli, belli, bellissimi. Peccato che siano passati. […]
Era il 2007, in scena andava la legge di iniziativa popolare “Parlamento Pulito” e Beppe Grillo era chiarissimo nel dire NO ai parlamentari scelti dai segretari di partito e sì alle preferenze dirette che avrebbero permesso la scelta degli onorevoli ai cittadini. O tempora, o mores! Erano tempi belli, belli, bellissimi.
Peccato che siano passati. Ieri infatti il MoVimento 5 Stelle non ha appoggiato l’emendamento alla legge elettorale che permetteva il ritorno delle preferenze. Ma per fortuna Danilo Toninelli, che ha condotto per i grillini la trattativa con quei cattivoni dei partiti con cui non scenderemo mai a patti e gli venisse un colpo ai piddini se ci rimangiamo la parola, ci spiega in un’intervista alla Stampa che le preferenze per loro sono un mantra, ci mancherebbe:
Le preferenze non sono più una vostra priorità?
«Ci sono equilibri politici da tenere in considerazione. E poi mi sembra chiaro che a loro le preferenze non piacciano. Ciò che va sottolineato, però, è che noi siamo di fronte a un bivio: o una legge costituzionale o una anticostituzionale».
Se il risultato di una legge costituzionale è sempre un Parlamento di nominati, il problema non resta?
«Per noi le preferenze sono un mantra. Però dall’altra parte abbiamo una legge incostituzionale, ricordiamocelo. Noi abbiamo fatto una valutazione responsabile. Stiamo applicando il metodo tedesco, e nel metodo tedesco non ci sono le preferenze. E allora, di cosa stiamo parlando?»
De te fabula narratur, bello di zio.