M5S, la scissione di Fioramonti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-31

L’onorevole ha tenuto a sottolineare che la sua è una scelta a titolo personale ma da giorni si rincorrono le voci che vogliono una pattuglia di dieci-quindici parlamentari pronti a seguirlo

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«Per questo motivo, e per tutti gli attacchi che ho ricevuto, ho comunicato oggi al Presidente della Camera la mia decisione di lasciare il gruppo parlamentare ed approdare, a titolo puramente individuale, al misto»: ieri Lorenzo Fioramonti ha annunciato su Facebook il suo addio al MoVimento 5 Stelle, che lo aveva candidato in Parlamento e promosso prima sottosegretario, poi viceministro e infine ministro all’Istruzione.

M5S, la scissione di Fioramonti

L’onorevole ha tenuto a sottolineare che la sua è una scelta a titolo personale ma da giorni si rincorrono le voci che vogliono una pattuglia di dieci-quindici parlamentari pronti a seguirlo. Le fughe organizzate dal M5S però sono rimandate al 2020, anche perché tra i grillini c’è chi vuole tentare l’ultima mediazione.

Il Movimento 5 Stelle mi ha deluso molto. So che esiste un senso di delusione profondo, più diffuso di quanto si voglia far credere. È come se quei valori di trasparenza, democrazia interna e vocazione ambientalista che ne hanno animato la nascita si fossero persi nella pura amministrazione, sempre più verticistica, dello status quo. Eppure sono quelli i valori che lo hanno reso essenziale nell’evoluzione politica del nostro Paese e che io non posso rinnegare.

lorenzo fioramonti

Scrive il Messaggero che il nuovo progetto – pronto a sostanziarsi alla Camera sotto forma di componente o di gruppo se riuscirà a toccare quota 20 deputati – potrebbe essere arricchito anche dagli ex grillini già confluiti nel misto e dagli esponenti di Leu, come ha confermato Stefano Fassina («Guardiamo con interesse l’evoluzione del quadro politico»).

Fioramonti infatti parla di questi mesi di governo, raccontando di essersi confrontato «dentro e fuori dal Movimento. E non c’è niente di male se con alcune di queste persone si è cercato di collaborare per riportare in auge temi cruciali come l’ambiente, lo sviluppo sostenibile, la formazione e la ricerca. Sono questi i veri temi dei presente e del futuro. E invece tutti parlano di altro». Nel suo sfogo, ricolmo di «delusione», non ci sono attacchi al premier Giuseppe Conte. Un dato che dovrebbe, in ottica futura, rasserenare Palazzo Chigi.

Ma lo strappo ufficiale dell’ex ministro con il Movimento arriva proprio in piena psicosi rimborsi:

Il 90% dei parlamentari non è in regola con le rendicontazioni, molti di loro in queste ultime 24 ore si stanno precipitando al bancomat per essere in regola con le mensilità. Ma gli eletti sono in subbuglio. «Noi possiamo contribuire – è lo sfogo dei parlamentari nella chat – ma non bisogna avere la pretesa che un parlamentare sia un bancomat». Duro anche il messaggio inviato ai colleghi da Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura di Montecitorio: «Le restituzioni ormai sono un boomerang soprattutto ora che governiamo». Il senatore Mario Giarrusso, nella lista del super morosi che nel 2019 non ha versato un euro, si giustifica: «Preferisco accantonare i soldi per le spese legali, per alcuni processi penali a mio carico». Una pioggia di distinguo che ricadono sui vertici del Movimento. Stando alle direttive inviate in queste ultime ore chi dal primo gennaio non sarà con i conti in ordine rischia provvedimenti disciplinari, fino all’espulsione.

Per Luigi DI Maio è come maneggiare la kryptonite. il pugno duro sui rimborsi potrebbe accelerare il malcontento tra i parlamentari e dunque la fuga dal gruppo. E Fioramonti ha già segnato la strada.

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