M5S: come Salvini sta svuotando il partito di Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-05

L’emorragia dei voti al Nord è più ampia di quella al Sud. Perché i cittadini settentrionali sono arrabbiati per le politiche del M5S

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L’emorragia di voti che il MoVimento 5 Stelle sta subendo è visibile soprattutto al Nord: a fronte di cali del 4-5% nel resto del territorio lì si arriva all’8%. Questo perché Salvini sta svuotando il partito di Di Maio e il bello è che, a parte essere sé stesso, il leader della Lega non sta facendo molto per invogliare al travaso di voti. È invece il M5S che sta da solo aiutando gli elettori del Nord a mollarlo definitivamente, a causa di provvedimenti come il reddito di cittadinanza. Spiega oggi Ilario Lombardo sulla Stampa:

Ai leghisti il reddito grillino non è mai piaciuto e vorrebbero mutarne la natura, come ha detto apertamente il sottosegretario Armando Siri. Nei 5 Stelle qualcuno nutre il sospetto che la Lega voglia sfruttare un’eventuale crisi sulla norma per spingere Di Maio a far saltare il governo e tornare a votare. Ecco perché, dicono fonti del Carroccio, il grillino preferirebbe affidare il reddito a un decreto. Più veloce e più vincolante per la maggioranza.

Salvini continua a smentire queste ipotesi e dal Carroccio fanno sapere che è più probabile come scenario dopo le Europee, quando il leader della Lega avrà calcato – spera da vincitore – il palcoscenico del sovranismo internazionale. Per farlo, gli serve l’alleanza strategica con il M5S, per sterilizzarne la maggiore forza che avrebbe se fosse alla sua opposizione.

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Spiega il retroscena che il reddito è visto come una misura di assistenzialismo in favore del Sud. E anche le altre battaglie – contro le infrastrutture – stanno alienando al M5S le simpatie settentrionali:

Il momento di debolezza, certo, non aiuta Di Maio: stretto in un paradosso. Se non porta a casa il reddito di cittadinanza fallisce la sua principale battaglia. Se lo porta a casa, spaventa una fetta di elettorato che potrebbe cercare subito riparo sotto la Lega. Da qui l’idea del restyling nel faticoso cammino della riforma, uscita dal dalla manovra e rinviata a una legge ad hoc. «E’ una misura di politica attiva» ribadiva mercoledì alla Camera il sottosegretario Manlio Di Stefano, rifiutando il paragone con gli 80 euro di Matteo Renzi. Basterà a convincere il Nord?

Leggi sull’argomento: «Il partito di Salvini ha votato tutti i condoni edilizi, adesso parla?»

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