“In finale tiferò azzurri”, la lezione di sportività di Luis Enrique | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-07-07

A due anni dal dolore più grande della sua vita, il tecnico iberico ha fatto i complimenti a Mancini e ha speso parole d’elogio per la nazionale italiana  

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Nella notte di Wembley l’Italia ha ricevuto i complimenti anche da Luis Enrique, il tecnico spagnolo nel post gara della semifinale ha dato una lezione di sportività al mondo del calcio: complimenti alla sua squadra e agli avversari. “Chi ha visto la partita non poteva volere di meglio stasera”, ha commentato il commissario tecnico della Spagna. Quella di ieri sera è stata sicuramente la sfida tra i due allenatori più incisivi della competizione, Lucho e Roberto Mancini hanno inciso sui loro gruppi valorizzando le squadre e portandole oltre le loro aspettative.

Luis Enrique nella conferenza stampa pre-gara aveva detto: “Se vince la Spagna, fantastico. Altrimenti tiferò Italia”. Non è cambiato l’approccio del mister, non è cambiato il suo umore anche dopo l’esclusione dalla competizione. Ai microfoni della Rai si è presentato soddisfatto, con lo sguardo di uno che ce l’aveva quasi fatta. L’aveva preparata bene, senza aizzare i toni di una partita che non ha bisogno di essere accesa ma analizzando perfettamente i nostri punti di forza. Su tutti la difesa. Ha sorriso l’ex tecnico della Roma quando il corrispondente Rai gli ha chiesto se fosse stata una scelta strategica quella di tenere fuori Gerard Moreno e Morata dal primo minuto: “Si avevamo visto Italia-Belgio, Chiellini e Bonucci non hanno mai fatto giocare Lukaku – ha risposto Luis Enrique con il ghigno sornione di chi l’aveva studiata bene per davvero -. Abbiamo deciso così di togliere l’attaccante e mettere un altro giocatore in mezzo al campo”. Alla fine della partita i complimenti, le belle parole scambiate con Mancini  e Jorginho e poi gli applausi dei tanti tifosi ieri presenti a Wembley.

Le parole di Luis Enrique nel post gara di Italia-Spagna

La lezione di sportività di Luis Enrique, condottiero di una Spagna ingenerosamente contestata

La road to Euro2020 della Spagna e del suo mister non era stata delle più serene, considerato che nel 2019 l’ex tecnico blaugrana aveva lasciato la panchina della Roja per seguire il dramma che aveva colpito la sua famiglia. L’esito di quella vicenda è storia, la figlia di nove anni dell’allenatore non riuscì a sconfiggere il male che l’aveva colpita lasciando un vuoto immenso nel cuore del ct e di tutti quelli che avevano seguito con amore la vicenda. Sul piano sportivo, poi, per la prima volta nella sua storia un commissario tecnico della nazionale aveva rinunciato ad avere in rosa un giocatore del Real Madrid. Poi gli attacchi continui ai calciatori scelti, sempre bersagliati dalle critiche. Su tutti il decisivo Morata, autore del goal del pareggio e dell’errore dal dischetto. Eppure a Luis Enrique non è mai interessato questo, anzi in conferenza stampa è stato sempre dalla parte dei suoi uomini difendendoli pubblicamente. Negli anni la metamorfosi di Lucho, come lo chiamavano a Roma, è stata sempre più quella dell’hombre vertical. Duro con la stampa in difesa dei suoi ragazzi e composto davanti alle telecamere, anche dopo la terribile storia del 2019.

 

 

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