Luigi Di Maio e gli Stati cattivi che non ci vendono le mascherine

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-15

Il ministro degli Esteri si è lanciato in una polemica contro gli stati cattivi che bloccano il materiale sanitario destinato all’Italia. Ma noi abbiamo fatto lo stesso e lo abbiamo fatto prima degli altri

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Le buone notizie bisogna sempre darle per prime, è quindi è una buona notizia che siano in arrivo dalla Cina 150 ventilatori polmonari e cinque milioni di mascherine. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una diretta Facebook, rispondendo al “grido d’aiuto” che arriva da medici, infermieri e operatori sanitari. “Dalla Cina arrivano 150 ventilatori polmonari, che si vanno ad aggiungere ai 40 arrivati l’altra sera – fa sapere il titolare della Farnesina – A questi si aggiungono cinque milioni di mascherine Ffp2, abbiamo firmato un contratto in queste ore, e due nuove equipe mediche, che stanno partendo in queste ore dalla Cina, per venire ad aiutare i nostri medici dal punto di vista delle informazioni pratiche che hanno usato per sconfiggere il virus a Wuhan”. E intanto, fa sapere sempre Di Maio, Francia e Germania hanno sbloccato l’export di mascherine e tute medicali. Che era bloccato dal 6 marzo.

Luigi Di Maio e gli Stati cattivi che non ci vendono le mascherine

Detto questo, però, il ministro degli Esteri si è lanciato in una polemica contro gli stati cattivi che bloccano il materiale sanitario destinato all’Italia che in bocca a lui stona un pochino visto che abbiamo fatto lo stesso e lo abbiamo fatto prima degli altri. Vediamo le date. Sostiene Di Maio: “Oggi ho sentito il ministro brasiliano, quello tedesco, della Corea del Sud e australiano in una conferenza per coordinarci”. Ci sono “alcune mascherine acquistate da ditte italiane bloccate alla frontiera in altri Paesi”, e in tutto ciò “alcuni Paesi stanno provando a requisire le mascherine per usarle”. Ma al di là del fatto che “lo scalo doganale è solo un’esigenza del commercio internazionale”, continua, “ho detto ai ministri che ho sentito che denunceremo, in tutte le sedi internazionali competenti, i Paesi che si macchieranno della pratica ignobile di requisire mascherine destinate a Paesi in difficoltà” quale è l’Italia oggi. “È inaccettabile che materiale medico destinato all’italia venga fermato per strada”, stigmatizza Di Maio.

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C’è però un problema dietro questo ragionamento. Ovvero che, come scriveva l’agenzia di stampa ANSA il 4 marzo, l’Italia “già da qualche giorno” aveva bloccato l’esportazione di mascherine prodotte sul territorio nazionale per evitare la carenza sul territorio (un obiettivo evidentemente fallito, come raccontano le cronache). Gli altri paesi hanno fatto (la Francia e la Germania, che per fortuna ci hanno ripensato – probabilmente dopo averne fatto incetta) e stanno facendo (altri, che Di Maio non ha citato) quello che è più logico in una situazione del genere: prepararsi ad assistere un numero molto alto di propri cittadini. Esattamente quello che l’Italia forse avrebbe avuto il tempo di fare se si fosse mossa una settimana prima.

Detto questo, Ursula Von der Leyen si è schierata con l’Italia rivolgendosi proprio a francesi e tedeschi, e questo sembra un segnale piuttosto diretto. Anche perché quello che ha detto è vero: prima o poi anche gli altri Stati avranno bisogno di solidarietà e aiuto, come oggi l’Italia. Detto questo, rimane che la bella notizia è un’altra: ovvero che “dalla Cina arrivano i primi 150 ventilatori polmonari oltre ai 40 arrivati l’altra sera”. Non basta, “a questi si aggiungono 5 milioni di di mascherine del tipo Ffp2, abbiamo firmato il contratto in queste ore, e due nuove equipe mediche che stanno partendo dalla Cina”, come ha detto Di Maio. Le buone notizie sono queste, le polemiche lasciamole da parte.

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