Fact checking
Luca Lotti 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà
Giovanni Drogo 12/12/2016
Lotti Continua: è stato l’uomo che più di ogni altro ha interpretato il pensiero di Renzi facendosene spesso e volentieri suo portavoce. Ora che Renzi si è dimesso però conserverà il suo posto da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ed è dato per certo che potrebbe conquistare l’ambita delega ai servizi segreti, per la gioia dell’amico Marco Carrai
La nomina di Luca Lotti, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nonché “vittima” dell’odio della Struttura a Cinque Stelle scoperta da Jacopo Iacoboni, a sottosegretario con delega ai servizi segreti del nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni dimostra – come se ce ne fosse davvero bisogno – quanto questo nuovo governo sia intrinsecamente e costitutivamente renziano. Il braccio destro di Renzi infatti non solo resta a Palazzo Chigi a consigliare il suo successore ma potrebbe addirittura ottenere la delega sull’attività dei servizi segreti che fino ad oggi è stata di Marco Minniti.
Luca Lotti: vendetta privata
Luca Lotti è uno dei più fedeli uomini del Presidente del Consiglio uscente; prima di essere sottosegretario è stato capo di gabinetto del Comune e della Provincia di Firenze (ovviamente quando Renzi era in carica) è dal 2005 il braccio destro di Renzi nonché uno dei suoi amici più fidati. La sua lealtà non può certo essere messa in dubbio, e non è certo a Gentiloni che è dovuta bensì al Capo e amico di sempre. Non per nulla Lotti è uno degli esponenti di spicco (anche se sempre da posizione defilata, come si conviene ad ogni braccio destro) del famigerato Giglio Magico. Lotti, che in questi mesi si è speso per la campagna elettorale per il Sì e all’indomani della disfatta rivendicava il successo del 40% ottenuto dal fronte per il Sì alla riforma costituzionale non è proprio un uomo dai grandi successi per il PD. Non c’è dubbio infatti che sia a Palazzo Chigi solo per merito del suo rapporto con Renzi e non si capisce come mai, una volta che Renzi se ne sarà andato, Lotti dovrebbe continuare a rimanere a guardia del fortino.
Tra i più recenti successi di Luca Lotti ricordiamo la candidatura di Vincenzo De Luca a Presidente della Campania (che però di recente non è riuscito a ricambiare il favore portando voti al Sì) e soprattutto è stata di Lotti l’idea di presentare la deputata Valeria Valente (invece che l’ex sindaco Bassolino) alle amministrative a Napoli alleandosi con Verdini: in quell’occasione il PD arriverà terzo dopo De Magistris e Lettieri. Un risultato a dir poco disastroso per il Partito Democratico in Campania Fino al momento della nomina a sottosegretario il Corriere della Sera ricordava due anni fa come Lotti, che è stato eletto alla Camera nel 2013, non si fosse particolarmente distinto nell’attività parlamentare – “non è mai intervenuto invece nella Commissione Difesa, di cui fa parte; ha fatto una sola interrogazione; non ha presentato alcuna proposta di legge come primo firmatario; come cofirmatario invece ne ha presentate sei” – anche se fin dal suo arrivo a Montecitorio ha ricoperto il ruolo di “capo” dei renziani alla Camera e al Senato da vero portavoce del verbo e dei comandamenti renziani. Ed è proprio in virtù del fatto di essere dispensatore del pensiero dell’ex Premier che sarà Gentiloni e non Graziano Delrio (con il quale Lotti – che ha preso il suo posto quando Delrio andò alle infrastrutture – non va d’accordo) a essere il prossimo Presidente del Consiglio. Ed è sempre per via di essere il renziano per antonomasia che Lotti si è occupato di banche (ad esempio nel caso della faccenda Montepaschi) di faccende del Partito (scavalcando gli organi del PD), di opere pubbliche e infrastrutture spesso in antagonismo con il ministro Delrio (grazie alla delega al Cipe) o proprio di servizi segreti (nonostante quella delega fosse nelle mani di Minniti).
007, da Pontassieve con amore
Non si tratta di una delega da poco, non solo per il contesto in cui avviene (il Consiglio dei Ministri sembra rimarrà lo stesso dell’esecutivo Renzi) ma anche per via delle amicizie di Lotti. Una su tutte quella con un altro membro eccellente del Giglio Magico: Marco Carrai, altro consigliere e amico storico di Matteo Renzi (che è stato anche testimone alle nozze di Carrai) già presidente della società che gestisce l’aeroporto di Firenze il cui ampliamento è stato bocciato dal Tar. Tra le tante cose Carrai è anche un aspirante 007 proprio su idea di Renzi e Lotti che volevano creare una struttura simile alla National Security Agency statunitense sotto il controllo di Palazzo Chigi che però non ha mai visto la luce.Carrai avrebbe voluto diventare addirittura un agente segreto ma le sue ambizioni di diventare responsabile Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che crearono più che qualche malumore nel PD e nel COPASIR furono stoppate Mattarella. iononostante Carrai è stato nominato da Renzi in qualità di “super consulente” al Nucleo per la sicurezza Cibernetica e poco è sembrato importare all’epoca della sua nomina che Carrai fosse anche fondatore di una società di sicurezza informatica (la Cys4). La vicenda del presunto conflitto d’interessi dell’amico del premier è stata ricostruita dal Fatto in un articolo a firma di Francesco Bonazzi:
Il problema è che Carrai ha preteso la qualifica, per sé e per i suoi uomini, di agente segreto. Insomma, la famosa “licenza di uccidere”. Non che abbia in programma omicidi, ma il suo ragionamento è stato il seguente: “Se devo fare la guerra al crimine informatico, non basta essere una polizia, ma devo avere le prerogative e il raggio di azione dei servizi di spionaggio. Anzi, di controspionaggio”. Il discorso fila abbastanza dritto, ma pone un problema: il raccordo operativo con i Servizi (Aise, Aisi e Dis, Dipartimento per le informazioni e la sicurezza della Presidenza del Consiglio).
Lo schema su cui sta lavorando Renzi prevede dunque che l’agente Carrai e i suoi uomini siano incardinati funzionalmente sotto il Dis, diretto dall’ambasciatore Giampiero Massolo, in modo da avere la copertura operativa necessaria, ma poi dipendano direttamente da Minniti. Come la prenderà Massolo, per il quale pare peraltro che sia già pronta una poltrona da consigliere di Stato, è tutto da vedere. Della faccenda, in ogni caso, si sta occupando lo stesso Minniti. E non sarà una passeggiata neppure con l’Aise di Alberto Manenti.
Tra i compiti del Nucleo per la Sicurezza Cibernetica c’è quello di «coordinare nel rispetto delle competenze i diversi attori della cybersicurezza», «provvedere alla prevenzione e preparazione di eventuali situazioni di crisi», «mantenere attiva h24 e sette giorni su sette un’unità di allertamento e risposta». Il nucleo è per statuto il punto di riferimento nazionale per i rapporti con l’Onu, la Nato, l’Unione Europea.