Opinioni
Lodi: i prossimi sarete voi e dovete avere paura
di Tommaso Giancarli
Pubblicato il 2018-10-15
Nel regolamento comunale approvato a Lodi, quello che di fatto impone ai bambini figli di extracomunitari (o di un solo extracomunitario) di pagare la tariffa massima per mensa e trasporto o di venir relegati al margine fisico e sociale della scuola pubblica, c’è una sostanziale novità. Mi pare che per la prima volta, in quest’epoca […]
Nel regolamento comunale approvato a Lodi, quello che di fatto impone ai bambini figli di extracomunitari (o di un solo extracomunitario) di pagare la tariffa massima per mensa e trasporto o di venir relegati al margine fisico e sociale della scuola pubblica, c’è una sostanziale novità. Mi pare che per la prima volta, in quest’epoca di proclami imbarazzanti e di annunci che destano preoccupazione e dovrebbero causare indignazione (se solo non l’avessimo finita tempo fa, al tempo in cui eravamo ingenui e credevamo che le parole avessero un significato di verità e aderenza al mondo), per la prima volta la ferocia delle intenzioni ed espressioni diventa crudeltà della legge.
Se c’è un fatto rassicurante nell’arbitrio, nella cattiveria d’animo e delle azioni, insomma in quello che percepiamo come male, è poterlo confinare al posto, se non proprio dell’eccezione, comunque dell’anormalità, sicuramente dell’irregolarità: ma a Lodi la volontà di escludere e di punire si è incarnata in un regolamento, nella legge stessa. Peggio ancora: nella burocrazia, cioè nella legge più quotidiana, necessaria, indiscussa, quella che regola le minuzie e in cui noi tutti viviamo immersi e che dobbiamo, vivendo, accettare come scontata e, appunto, normale.
Il punto non è strettamente filosofico. Personalmente ritengo che la legge non debba essere idolatrata; rispettata, sì, per motivi soprattutto di uguaglianza e di convivenza e di funzionamento della società, ma con la consapevolezza che è umana quanto noi e come noi manchevole e soggetta ad evoluzione. Non mi sorprende più di tanto e non mi indigna constatare che un atto di legge possa essere sbagliato e immorale; mi preoccupano, e molto, i motivi e le conseguenze di un simile atto.
Si tratta infatti di uno scarto notevole dalla retorica cosiddetta populista; la pratica, quella di un simile atto, va infatti a punire non un gruppo cui siano attribuibili misfatti gonfiati (come ad esempio accade per gli stranieri) o preconcetti (come nel caso degli zingari): i genitori dei bambini lodigiani sono evidentemente lavoratori, casalinghe, persone già piuttosto avanti nel sentiero dell’integrazione, non foss’altro che per avere figli alla scuola pubblica. Colpire loro dice ai vicini, colleghi di lavoro, compagni di feste d’infanzia italiani: i prossimi sarete voi, e dovete aver paura. È in fondo un momento inevitabile per ogni movimento rivoluzionario di destra, quello del passaggio a guardiano e garante dell’ordine capitalistico, non essendo d’altronde realizzabili le lusinghe promesse in campagna elettorale (a meno di riforme sociali ed economiche che non interessano certo alla Lega o ai suoi alleati): e a sua volta la legge, con il suo braccio repressivo e con lo stigma sociale per chi le viola, deve garantire un equilibrio sociale basato sulla paura. I genitori extracomunitari di Lodi sono stati colpiti in base alla loro provenienza, ma per la loro classe sociale: di nulla, tranne questa appartenenza, li si può ragionevolmente incolpare.
Sono felice, o quantomeno sollevato, che la raccolta fondi promossa a Lodi abbia raggiunto in un momento la somma richiesta a pagare le tariffe imposte dal nuovo regolamento; ma quando la legge prende in ostaggio gruppi e persone il problema, evidentemente, non può essere la misura del riscatto preteso. Quel regolamento deve essere abolito; e ad esigerlo devono essere nomi e cognomi, associazioni, sindacati, partiti politici, eccetera. Io inizio dalla mia firma, sperando che alla mia seguano quelle di moltissimi; ma auspicherei soprattutto che questo esempio di arbitrio legale serva a far riflettere su cosa sia la legge, sulla sua natura, e dunque sul perché sia così facile e quasi naturale che quella che a molti appare un’istituzione sacra possa rivelarsi uno strumento di razzismo e classismo. Perché se la legge è umana, e nasce da un ambiente e da un sistema sociale ed economico, allora il regolamento di Lodi è figlio di un’epoca, non solo del delirio di esponenti politici la cui rapida ascesa fa sperare in un declino altrettanto dirotto.