Economia
Lo stop a tasse e bollette nelle zone del Coronavirus
neXtQuotidiano 24/02/2020
Sospesi, per aziende e famiglie, i pagamenti di tributi e contributi Inps e Inail. E delle cartelle esattoriali. Accelerato l’iter di accesso delle imprese ai fondi di garanzia. Sospese pure le bollette elettriche di aziende e singoli. Allo studio altri stop: le bollette del gas e le rate di mutui e finanziamenti
.Il governo è pronto ad approvare un secondo decreto legge per fronteggiare l’emergenza economica che si accompagna a quella sanitaria da coronavirus e che potrebbe impattare per lo 0,2% sul Pil, avverte il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Valentina Conte su Repubblica spiega oggi cosa c’è nel decreto:
Decreto diviso in due parti: una fiscale, l’altra mirata a proteggere le buste paga. Destinatari, per ora: gli 11 Comuni del lombardo-veneto dichiarati “zona rossa”. Con un occhio però a quanti sono collegati alle aree di crisi, pur producendo e vivendo al di fuori: un lavoratore pendolare che abita in “zona verde” ma impiegato nei Comuni in quarantena o un’azienda in “zona verde” ma che dipende per le commesse da una costretta a chiudere.
Ecco dunque il decreto. Sospesi, per aziende e famiglie, i pagamenti di tributi e contributi Inps e Inail. E delle cartelle esattoriali. Accelerato l’iter di accesso delle imprese ai fondi di garanzia. Sospese pure le bollette elettriche di aziende e singoli. Allo studio altri stop: le bollette del gas e le rate di mutui e finanziamenti. In arrivo poi gli indennizzi per le imprese in grado di dimostrare danni dall’interruzione dell’attività produttiva sia per la quarantena forzata che per le mancate forniture dai paesi asiatici. Il governo valuta uno stanziamento iniziale di 10-20 milioni.
La seconda parte del decreto riguarda i lavoratori. I sindacati convocati d’urgenza ieri dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo chiedono che a pagare non siano loro: impensabile metterli in malattia o ferie, per chi gode di questi diritti, se è forzato a restare in casa. Gli strumenti esistenti e già attivi per chi lavora nel privato sono due: cassa integrazione ordinaria per le imprese oltre 250 dipendenti e Fis — Fondo di integrazione salariale — per quelle dai 6 dipendenti in su. I soldi ci sono. Solo il Fis conta una giacenza di 1,6 miliardi. Ma le imprese che ne possono usufruire — commercio, servizi, turismo — lo fanno secondo una regola: prendono in base a quanto versano. Limiti che i sindacati hanno chiesto di superare. Per le micro-imprese fino a 5 dipendenti però non c’è nulla.