Lo sgombero (sospeso) dell’Angelo Mai

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-04

Ne dà notizia la pagina Facebook “Angelo Mai” che invita gli attivisti ad accorrere sul posto. Lo sgombero fa parte della delibera Tronca che ha messo nel mirino una serie di Onlus negli ultimi anni

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Nuovo sgombero all‘Angelo Mai nel parco San Sebastiano alle Terme di Caracalla. Ne dà notizia la pagina Facebook “Angelo Mai” che invita gli attivisti ad accorrere sul posto. . Una cinquantina di attivisti, richiamati attraverso i social, si sono recati all’Angelo Mai dove è in corso uno sgombero ad opera della polizia locale di Roma Capitale. Gli agenti si trovano all’interno della struttura, mentre gli attivisti si sono riuniti all’esterno. Secondo quanto riferito dagli attivisti, questa mattina quando si sono recati all’Angelo Mai per un laboratorio teatrale hanno trovato la serratura cambiata. “Troviamo assurdo quanto sta accadendo – ha detto un attivista – l’assessore Bergamo nemmeno era stato messo al corrente dello sgombero”. Ma il Campidoglio si è mosso sulla base di una delibera dell’allora commissario Francesco Paolo Tronca per il riordino del patrimonio immobiliare comunale e di una determinazione dirigenziale del settembre 2016.

EDIT: Lo sgombero è stato sospeso e differito. Ne dà notizia il vicesindaco di Roma Luca Bergamo. “Ringrazio il Dipartimento Patrimonio che ha preso atto delle motivazioni per cui avevo avanzato una richiesta di sospendere lo sgombero dell’Angelo Mai e ne ha disposto il differimento. L’Angelo Mai e altre esperienze simili in cittá sono importanti per la loro offerta culturale, per il patrimonio di relazioni umane e sociali che consentono di realizzare e per il presidio sul territorio che la loro presenza in molti casi assicura”.

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Lo sgombero dell’Angelo Mai

Lo sgombero arriva in conseguenza della delibera Tronca che ha messo nel mirino una serie di Onlus negli ultimi anni.  In una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea protesta per lo sgombero: “Stanno sgomberando l’Angelo mai a Roma. La Giunta Raggi continua a chiudere spazi sociali importanti per questa città, invece di valorizzare le esperienze di partecipazione e cultura dal basso. La logica repressiva è tutto il contrario dei proclami del movimento 5 stelle. La nostra solidarietà all’Angelo mai e a tutti gli spazi che subiscono quotidianamente questi vergognosi attacchi, nella capitale”.

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“Lo sgombero in base a un provvedimento del 23 settembre 2016 a cui avevamo fatto ricorso. Il Comune chiedeva allora la riacquisizione dell’immobile ma nella delibera c’era un errore e avevamo fatto ricorso. Da qui non ce ne andiamo”, fanno sapere gli attivisti. “Siamo nati nel 2004 con un’occupazione come centro culturale. Nel 2006 siamo stati sgomberati dall’allora giunta Veltroni. Ci è stato poi assegnato questo posto ma non è mai stato definito il canone affitto che andava pagato e quindi questa non è mai diventata una concessione, nonostante lo avessimo chiesto ripetutamente”.

Cos’è l’Angelo Mai

L’Angelo Mai nasce alla fine del 2004 con l’occupazione di un ex convitto abbandonato nel centro di Roma e subisce un primo sgombero nel 2006. Nel 2009 viene occupata l’attuale sede in via delle Terme di Caracalla. A marzo 2014 il collettivo viene accusato di “associazione a delinquere”, ma le accuse due anni dopo cadono. Il tribunale nel 2014 ha restituito lo spazio al collettivo fino allo sgombero di oggi. Le porte sono state sigillate. L’ingresso del centro è stato sigillato con una fiamma ossidrica.

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Lo sgombero dell’Angelo Mai (foto da: Facebook)

L’Angelo Mai ha vinto il premio Ubu Franco Quadri del 2016. “E’ un laboratorio di sperimentazione artistica e attivismo politico, mosso dall’intento di portare la cultura – nella sua accezione più ampia – tra i beni primari. Facendo leva su una rinnovata narrazione di lotta, nei suoi dodici anni di attività, fitti di incontri, collaborazioni, creazioni teatrali e musicali, di progetti fuori formato, Angelo Mai si è offerto alla città di Roma e al teatro italiano come una realtà capace di attivare un processo di riappropriazione dei luoghi alternativo alla privatizzazione e alle liberalizzazioni del mercato, costruendo un tessuto di relazioni che passano dai corpi e dallo scambio di pratiche e saperi, testimoniando nuove forme di abitazione, di produzione e gestione per il Teatro”, si leggeva nella motivazione.

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