L’Italia è già in recessione?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-07

Gli indici anticipatori sono tutti nettamente sotto la soglia che separa la contrazione dall’espansione dell’attività economica. E solo Roma soffre in Europa

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Nelle more dell’Ecofin da cui ieri il ministro Giovanni Tria si è eclissato senza parlare con i giornalisti mentre le dichiarazioni dei commissari UE si facevano sempre più bellicose, stamattina Federico Fubini sul Corriere della Sera spiega che alcuni numeri dicono che l’Italia è già entrata in recessione

Ottobre o novembre potrebbero essere i mesi nei quali il Paese è entrato in recessione, mentre nel resto d’Europa continua la ripresa. In questi giorni e ieri sono usciti tutti al ribasso – tutti nettamente sotto la soglia che separa la contrazione dall’espansione dell’attività economica –gli indici dei manager degli acquisti in Italia sia nell’industria, che nei servizi e nell’area «composite»(quest’ultima dà una misura più complessiva dell’andamento dell’economia).

Al contrario per l’area euro i più importanti di quegli stessi indici ieri sono stati rivisti al rialzo, ampiamente in linea con una crescita dell’economia. In sostanza, l’Italia oggi è politicamente isolata a Bruxelles e la sua economia è l’unica a perdere terreno in Europa.

italia recessione
I numeri dell’Italia (Corriere della Sera, 7 novembre 2018)

Il paese quindi starebbe perdendo, nel quarto trimestre 2018, lo 0,14% di PIL:

Secondo Barclays, una banca di Londra, i risultati dei sondaggi fra i manager degli acquisti fanno pensare che negli ultimi tre mesi dell’anno il prodotto lordo del Paese stia cadendo dello 0,14%.

Fosse davvero così, salterebbero i calcoli sui quali si fonda la struttura del bilancio pubblico: la crescita quest’anno sarebbe di meno dell’uno per cento(fu dell’1,6% l’anno scorso) e soprattutto l’ingresso nel 2019 sarebbe così debole e così a marcia indietro da rendere difficile anche solo un obiettivo di aumento del prodotto lordo dello 0,5% nell’intero anno. Il governo invece conta di ridurre il debito grazie a una crescita tre volte più rapida di così.

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