Opinioni
L'ISTAT, Il Fatto e la storia del PIL corretto
neXtQuotidiano 08/03/2016
L’ISTAT va all’attacco del Fatto QUotidiano: in una lettera del direttore della Comunicazione Patrizia Cacioli pubblicata oggi nel quotidiano di Travaglio si accusano Marco Palombi e Peter Gomez di aver fatto disinformazione a proposito del dato sul PIl A fronte di tanta disinformazione contenuta negli articoli di Peter Gomez (“Il Pil è sbagliato ma i […]
L’ISTAT va all’attacco del Fatto QUotidiano: in una lettera del direttore della Comunicazione Patrizia Cacioli pubblicata oggi nel quotidiano di Travaglio si accusano Marco Palombi e Peter Gomez di aver fatto disinformazione a proposito del dato sul PIl
A fronte di tanta disinformazione contenuta negli articoli di Peter Gomez (“Il Pil è sbagliato ma i giornali non se ne accorgono”) e Marco Palombi (“Contrordine, Istat rivede la c re s ci t a“) siamo costretti e chiederle di pubblicare le seguenti precisazioni. L’Istat diffonde la variazione del Pil in base a due diversi processi: il primo stima direttamente i dati annuali grezzi (diffusi il 1 marzo), utilizzati per misurare i risultati d el l’anno appena trascorso; il secondo (conti trimestrali) si focalizza sugli aggregati destagionalizzati e corretti per il numero di giorni lavorativi da cui è possibile ricavare indicazioni sugli andamenti congiunturali. Metodi statistici consolidati assicurano la perfetta coerenza tra i due dati, che possono tuttavia indicare variazioni annuali diverse. Il 1 marzo abbiamo diffuso il livello del Pil nominale e del Pil “reale”(al netto della variazione dei prezzi); il secondo aumenta rispetto al 2014 dello 0,76% (arrotondato come da convenzione a 0,8%).
La crescita dello 0,8% è confrontabile con i dati di altri paesi, essendo basata sul regolamento Sec. Il 4 marzo sono stati invece pubblicati i Conti economici trimestrali del 4° trimestre 2015, questi dati sono destagionalizzati; in I.Stat, la banca dati accessibile dall’home page di www.istat.it, sono disponibili anche i dati trimestrali grezzi coerenti con quelli annuali del 1° marzo. I Conti trimestrali servono per capire l’andamento degli aggregati economici (Pil, consumi, investimenti, valore aggiunto settoriale) nel corso dei trimestri. In questo caso,il tassodicrescita medioannuo del Pil 2015 al netto degli effetti di calendario è dello 0,6% (arrotondato da 0,642%). Esso non sostituisce, né tanto meno rivede, il tasso di crescita basato sugli aggregati dei conti annuali, ma arricchisce l’informazione. Per il 2015 l’effetto dei tre giorni in più rispetto al 2014 è di 0,12 punti percentuali e il suo ordine di grandezza (il valore esatto poteva essere calcolato solo dopo la stima del dato annuale) era stato preannunciato in una nota il 5 dicembre scorso.
Titolare: “Il Pil è sbagliato”,“Contrordine Istat rivede la crescita”, testimonia la poca conoscenza della differenza tra dati annuali e dati trimestrali e tra dati grezzi e dati depurati degli effetti stagionali e di calendario. Ma ciò è superabile: tutte queste differenze sono esplicitate nelle note metodologiche che accompagnano ogni comunicato d el l’Istat. Basta avere la voglia di leggerle.
Replicano gli autori:
Capita: uno può essere molto bravo coi numeri e poco in analisi del testo. Gli articoli citati parlano dell’uso distorto dei dati Istat da parte del governo e dei giornali che lo sostengono, non di errori nei dati dell’I s t i t u to. Il Pil del 2014, peraltro, è stato davvero rivisto tra il 1 e il 4 marzo, basta aver voglia di leggere le tabelle allegate. Comunque qui, più che di disinformazione, si tratta di coda di paglia