Sulla prima pagina di Libero a Rimini le vittime di molestie sono gli Alpini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-11

Il titolo di apertura dell’edizione odierna di Libero ribalta la realtà: gli Alpini sono “molestati” dalla sinistra, e non i molestatori dei racconti delle oltre 150 donne ne hanno parlato con “Non una di meno”

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Leggendo la prima pagina di Libero di questa mattina sembra che a Rimini le vittime siano gli Alpini e non le decine di donne che hanno raccontato di essere state molestate in strada da alcuni membri delle penne nere. “Agguato alle penne nere. La sinistra molesta gli alpini”, è il titolo di apertura del giornale, che rimanda all’editoriale del direttore Alessandro Sallusti. “Le molestie sono presunte – scrive il giornalista –  non per garantismo ma perché sono davvero presunte, visto che per ora c’è una sola denuncia. Un tam tam, insomma, partito probabilmente dal racconto di una ragazza messa in imbarazzo da complimenti un po’ spinti di qualche penna nera su di giri che giorno dopo giorno si è ingigantito arrivando a disegnare una sor-ta di mega stupro di massa con almeno 150 casi di molestie”. Nell’editoriale arriva mediata e moderata, la condanna (con condizionale) per quanto accaduto: “Ovvio che se qualche alpino ha commesso un reato dovrà risponderne in tutte le sedi, ma oggi come oggi mancano sia l’alpino che il reato. Eppure per la sinistra a Rimini gli alpini hanno commesso qual-che cosa di paragonabile ai crimini di guerra di cui trattiamo da oltre due mesi”.

La prima pagina di Libero di oggi 11 maggio

Sulla prima pagina di Libero a Rimini le vittime sono gli Alpini

A Sallusti non sono bastati i video di Fanpage che mostrano i continui avvicinamenti molesti, commenti vergognosi e atteggiamenti irrispettosi per farsi un’idea del clima circolato al raduno di Rimini. E neanche i racconti delle donne che si sono rivolte all’associazione femminista Non una di meno. Per lui bastino le parole di Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna: “Le segnalazioni che sono arrivate devono essere prese sul serio anche quando non prendono la forma di una denuncia alle forze dell’ordine”. “Spesso le donne non denunciano – ha aggiunto – perché temono di non essere credute. Chi ha segnalato ha bisogno del supporto delle istituzioni. Non si tratta di episodi di maleducazione o di ubriachezza: queste sono molestie. E troppo poco si è capito che il problema è molto più profondo, è anche culturale. In un paese con una cultura patriarcale così profondamente radicata vanno ascoltate e approfondite, non minimizzate”.

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