La lettera del Sappe ad Anonymous

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-11-19

Il sindacato di polizia Sappe scrive ad Anonymous dopo l’attacco del collettivo di attivisti digitali al sito. Cari Anonymous sparsi per la rete internet, da quando è stata emessa la sentenza di appello che ha scagionato per la seconda volta i nostri colleghi dal caso Cucchi, siamo di nuovo oggetto delle vostre “attenzioni”. Prima di …

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Il sindacato di polizia Sappe scrive ad Anonymous dopo l’attacco del collettivo di attivisti digitali al sito.

Cari Anonymous sparsi per la rete internet,
da quando è stata emessa la sentenza di appello che ha scagionato per la seconda volta i nostri colleghi dal caso Cucchi, siamo di nuovo oggetto delle vostre “attenzioni”.
Prima di subire queste “attenzioni” vorremmo, però, avere la possibilità di dire tre cose.
La prima è che i nostri colleghi finiti sul banco degli imputati, prima, e sulla gogna mediatica, poi, sono innocenti sotto qualunque profilo si voglia inquadrare la vicenda: quello giudiziario, quello sociale o quello morale.
La seconda è che siamo consapevoli che prima o poi riuscirete di nuovo a manomettere i nostri siti web e a sospendere temporaneamente la nostra “voce” sul web. Su questa partita ci dichiariamo già “sconfitti”.
La terza, infine, è che nessun atto dimostrativo e nessun sabotaggio riuscirà a fiaccare la nostra determinazione a parlare, discutere ed informare di carcere, di società, di giustizia e di sicurezza, in modo obiettivo e al solo fine di rendere l’istituzione penitenziaria una “casa di vetro”, così che la gente riesca davvero a farsi un’opinione senza essere condizionata dai filtri e dalle interpretazioni di chicchessia.
In questo contesto, il nostro scopo principale è quello di far conoscere a tutti il lavoro di migliaia di persone normali che ogni giorno indossano l’Uniforme della Polizia Penitenziaria e diventano persone speciali disposte al sacrificio personale e delle proprie famiglie pur di compiere il proprio dovere al servizio del Paese.
La Vostra è una battaglia che non ci interessa perché, a nostro parere, i problemi dell’esecuzione penale non si risolvono con dimostrazioni tanto eclatanti quanto simboliche, ma con il lavoro quotidiano e determinato, per ora svolto solo dal Corpo di Polizia Penitenziaria e pochi altri.

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