La lettera del Sappe ad Anonymous
Il sindacato di polizia Sappe scrive ad Anonymous dopo l’attacco del collettivo di attivisti digitali al sito.
Cari Anonymous sparsi per la rete internet,
da quando è stata emessa la sentenza di appello che ha scagionato per la seconda volta i nostri colleghi dal caso Cucchi, siamo di nuovo oggetto delle vostre “attenzioni”.
Prima di subire queste “attenzioni” vorremmo, però, avere la possibilità di dire tre cose.
La prima è che i nostri colleghi finiti sul banco degli imputati, prima, e sulla gogna mediatica, poi, sono innocenti sotto qualunque profilo si voglia inquadrare la vicenda: quello giudiziario, quello sociale o quello morale.
La seconda è che siamo consapevoli che prima o poi riuscirete di nuovo a manomettere i nostri siti web e a sospendere temporaneamente la nostra “voce” sul web. Su questa partita ci dichiariamo già “sconfitti”.
La terza, infine, è che nessun atto dimostrativo e nessun sabotaggio riuscirà a fiaccare la nostra determinazione a parlare, discutere ed informare di carcere, di società, di giustizia e di sicurezza, in modo obiettivo e al solo fine di rendere l’istituzione penitenziaria una “casa di vetro”, così che la gente riesca davvero a farsi un’opinione senza essere condizionata dai filtri e dalle interpretazioni di chicchessia.
In questo contesto, il nostro scopo principale è quello di far conoscere a tutti il lavoro di migliaia di persone normali che ogni giorno indossano l’Uniforme della Polizia Penitenziaria e diventano persone speciali disposte al sacrificio personale e delle proprie famiglie pur di compiere il proprio dovere al servizio del Paese.
La Vostra è una battaglia che non ci interessa perché, a nostro parere, i problemi dell’esecuzione penale non si risolvono con dimostrazioni tanto eclatanti quanto simboliche, ma con il lavoro quotidiano e determinato, per ora svolto solo dal Corpo di Polizia Penitenziaria e pochi altri.