Letta Calenda, il giorno della verità: cosa ci aspetta se non si mettono d’accordo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-08-02

Continui botta e risposta a distanza tra il segretario del Pd e il leader di Azione. Oggi l’incontro. Cosa può succedere qualora non si arrivasse all’accordo

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Oggi, martedì 2 agosto, potrebbe essere il giorno decisivo per le sorti (con riflessi inevitabili anche sul risultato elettorale del 25 settembre) del campo largo, larghissimo, del centrosinistra. A Roma, infatti, si terrà il faccia a faccia – probabilmente definitivo – tra il segretario del Partito Democratico Enrico Letta e il leader di Azione Carlo Calenda. Dopo giorni di corteggiamento, infatti, è arrivato un brusco stop alle trattative con uno scontro a distanza fatto di dichiarazioni di perduta unità d’intenti che rischiano di mettere la pietra tombale di questa alleanza di tipo elettorale. Botta e risposta continui tra i due protagonisti, con richiesti di “veti” che non vengono apprezzate. Né dall’una né dall’altra parte.

Letta Calenda, il giorno della verità: il patto elettorale s’ha da fare?

La situazione è deflagrata nella giornata di lunedì, quando Carlo Calenda – nella sua intervista a Il Corriere della Sera – ha utilizzato parole sferzanti nei confronti del Partito Democratico che sta tentando di mettere in piedi questa alleanza elettorale ampissima. La posizione del leader di Azione ha fatto storcere il naso a Enrico Letta. Come riporta Maria Teresa Meli, sempre su il Corriere, il segretario dem avrebbe spiegato così la situazione che si è venuta a creare:

“L’ho visto all’Arel giovedì sera, ci eravamo accordati per le candidature di Fratoianni, Bonelli, Di Maio, Gelmini e Carfagna sull’uninominale. Poi non ho capito che cosa sia successo, non so perché abbia fatto saltare quell’intesa […] In questa lettera di Calenda ci sono richieste surreali. È una sorta di ultimatum. Mi pare evidente che lui voglia rompere”.

Secondo quanto dichiarato dal segretario del PD, dunque, l’accordo era stato trovato la scorsa settimana. Poi, dopo il weekend, il colpo di scena: Calenda ha detto, pubblicamente, di non voler Fratoianni, Bonelli e Di Maio candidati in un collegio uninominale e, per sancire l’accordo, sarebbe pronto a fare lo stesso con le sue “new entry” (dopo i rispettivi addi a Forza Italia) Carfagna e Gelmini.

E di questo, ma non solo, si parlerà nell’incontro Letta-Calenda in programma nella giornata di oggi. Perché il leader di Azione ha ribattuto con veemenza alle “accuse” mosse dal segretario dem nelle ultime ore:

“Letta vuole rompere perché il suo unico vero obiettivo è far ottenere al Partito democratico più voti di Fratelli d’Italia”.

Come riporta il quotidiano La Repubblica, osservatore interessato di questa contesa è Matteo Renzi che ha annunciato di voler correre da solo. Ma se non andasse in porto l’accordo elettorale Letta-Calenda, Italia Viva potrebbe tentare l’ammiccamento a quel terzo polo centrista guidato da Azione. E, in tutto questo, c’è un altro attore finora ha parlato poco e che oggi ha deciso di rompere il muro del silenzio: +Europa. Perché all’incontro romano ci sarà anche Benedetto Della Vedova. E il suo partito spinge per trovare un accordo con il Pd e il campo largo “democratico e progressista”. E dirlo è Emma Bonino nella sua intervista al Corriere:

“È inaccettabile dare un voto in più alla destra putiniana, meglio fare accordi. Bisogna capire l’importanza che queste elezioni hanno per il Paese e riflettere. Farsi una bella doccia fredda. Raffreddare il cervello. Compreso il mio. Dobbiamo pensare agli elettori”.

Quindi, secondo Bonino, un accordo è ancora possibile.

Cosa potrebbe accadere?

Tempo di trattative e di scenari futuri e futuribili. Perché, come spiega Giovanna Casadio su La Repubblica, in caso di mancata comunione di intenti elettorali, per la destra si aprirebbe uno scenario di “pieni poteri” parlamentari:

Senza il patto con Azione di Carlo Calenda e +Europa di Emma Bonino, il centrosinistra perderebbe di certo altri 16 collegi nell’uninominale, consentendo così allo schieramento avversario di Meloni-Salvini e Berlusconi di superare i 120 seggi al Senato e i 250 alla Camera, praticamente di arrivare a un passo da quella maggioranza dei due terzi, che serve per cambiare la Costituzione senza colpo ferire.

Anche questo sarà uno degli aspetti in discussione nell’incontro Letta-Calenda di oggi. E questa proiezione potrebbe far cadere alcuni veti.

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