Politica
Cosa ha in mente Calenda e perché è orientato a dire no al campo largo con il PD
neXtQuotidiano 01/08/2022
Ci sono due percorsi futuri e futuribili che il leader di Azione è pronto a mettere in campo. E i dem potrebbero rimanere a guardare
La campagna elettorale è iniziata da una decina di giorni e gli schieramenti non sono affatto compatti. Perché il centrodestra che prova ad apparire unito, già si è scontrato internamente sui collegi e sulla leadership. Dall’altra parte, invece, ci sono coalizioni – anzi, alleanze elettorali – che stentano a decollare mostrando molti nervi scoperti da parte degli attori protagonisti. E se il trittico Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia sembra essere premiato dai sondaggi, nel campo largo (larghissimo) del centrosinistra si continua a discutere e a trattare. L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da Azione di Carlo Calenda, ma la sua strada e quella del Partito Democratico potrebbero non incrociarsi in vista del 25 settembre.
Carlo Calenda e i piani elettorali senza il Partito Democratico
Il tatticismo elettorale va di pari passo con i programmi che il campo largo “democratico e progressista” fatica a redigere. Perché all’interno di questa alleanza elettorale ci sono molte anime diverse. Si era partiti dalla cosiddetta “Agenda Draghi” che, però, sembra esser stata accantonata in un cassetto in attesa di trovare la quadrature del cerchio di questo fronte unico da opporre a Giorgia Meloni. E Carlo Calenda, come si evince dalla intervista a Il Corriere della Sera, oggi potrebbe chiudere definitivamente le porte a Enrico Letta.
“Letta invece di far entrare Marco Bentivogli fa entrare Federico D’Incà che non ha votato la fiducia. Come si fa? Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così […] Abbiamo chiesto a Letta due cose precise, non chiacchiere e appelli. Primo, non un voto di Azione e +Europa può andare a Di Maio, Fratoianni e Bonelli […] Secondo, va bene avere programmi diversi. Ma non contraddittori. Chiediamo un incontro per definire i punti programmatici comuni”.
Difficile trovare, dunque, una sintesi tra le due posizioni. Perché Letta pare intenzionato ad aprire il fronte “Democratico e Progressista” (forse) anche a Luigi Di Maio – che ieri ha ufficializzato l’alleanza con Tabacci e il suo Centro Democratico in “Impegno Civico – e ad alcuni esponenti fuoriusciti dal MoVimento 5 Stelle dopo non aver votato la fiducia al governo Draghi. A questi vanno aggiunti altri personaggi politici come Fratoianni che hanno fatto opposizione all’esecutivo guidato dall’ex governatore della Banca Centrale Europea.
E allora, che farà?
In attesa dell’incontro con Enrico Letta, Carlo Calenda prosegue nell’organizzazione del futuro di Azione. Perché il suo obiettivo, come spiega Stefano Cappellini su La Repubblica, sembra essere ben delineato: creare un terzo polo centrista da mettere al centro della contesa tra Letta e Meloni. Niente destra, niente sinistra (in tutte le sue sfaccettature): un punto mediano che potrebbe anche coinvolgere Matteo Renzi (che ha già detto di esser pronto a correre da solo, ma potrebbe essere stuzzicato dall’idea di convergere finalmente al centro dopo anni in cui ha tentato di portare il Pd, quando era segretario, in quella direzione).
Il leader di Azione ritiene alla sua portata un 10 per cento in caso di volata solitaria e sostiene che una parte consistente di questo consenso sarebbe sottratta al centrodestra e in particolare a Forza Italia. Dunque, è il ragionamento, il danno di una corsa separata sarebbe temperato o addirittura pienamente compensato dai voti che Meloni e Salvini non si ritroverebbero più in pancia.
Insomma, un terzo polo centrista che potrebbe sottrarre voti al centrodestra (ai moderati del centrodestra) indebolendo il possibile successo politico del trio Meloni-Salvini-Berlusconi. E questa strategia supererebbe qualsiasi tipo di dibattito con il PD sui collegi uninominali e potrebbe portare a un’alleanza post-elettorale. E di tutto questo se ne parlerà in un faccia a faccia tra Calenda e Letta. Anche perché il 22 agosto, data di consegna delle liste elettorali, si avvicina. E al voto del 25 settembre mancano meno di due mesi.
(Foto IPP/Fabio Cimaglia)