La Lega dice che non va da Fazio se la Rai non gli taglia lo stipendio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-05

Una nota della Lega cerca di accendere la polemica più scema del millennio, quella sullo stipendio di Fabio Fazio. E anche il presidente va all’attacco

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“Stasera nessun esponente della Lega sarà ospite di Fabio Fazio, e non lo sarà finché non sarà tagliato il vergognoso stipendio milionario del fazioso conduttore. Contiamo che il Parlamento discuta e approvi al più presto la proposta di legge della Lega che rivede i contratti e gli stipendi della tv pubblica”: una nota della Lega cerca di accendere la polemica più scema del millennio, quella sullo stipendio di Fabio Fazio.

La Lega dice che non va da Fazio se la Rai non gli taglia lo stipendio

Proprio oggi pomeriggio a Foligno era stato Matteo Salvini a “rivelare” di aver rifiutato un invito da Fazio: “Mi sono rifiutato di andare ospite da Fabio Fazio”. “Stasera in tv ci sarà un buco di tre quarti d’ora” ha detto. “Sono l’unico segretario di partito che si è rifiutato”, “mi hanno detto, ‘ma come… fa tre milioni di spettatori’ – ha aggiunto – ma per me la coerenza e i valori valgono di più. Riduciti lo stipendio chiacchierone di sinistra pagato dagli italiani. Riduciti lo stipendio milionario e poi ne riparliamo. Vediamo se gli amici dei 5 stelle che sono così sensibili ai risparmi ci aiutano a votare la proposta di legge che dimezza i superstipendi che girano in Rai pagati dal canone degli italiani“.

Per una mera casualità, nel pomeriggio inoltrato a dar man forte a Salvini è arrivato il presidente della Rai Marcello Foa, a margine dell’incontro a Dogliani, al Festival della Tv e dei New Media: “Il compenso di Fazio è molto elevato, al di sopra di qualunque valutazione di merito sugli ascolti. Nella Rai del cambiamento, rispettosa del canone pubblico, è chiaro che, per quanto vincolato da un contratto che la Rai naturalmente deve rispettare, si pone un problema di opportunità”.

Foa all’attacco di Fazio

Sempre per una chiara coincidenza rispetto alle esternazioni di Salvini e dei leghisti, il presidente della Rai si è spinto fino ad attaccare Fazio perché non è un innovatore: “Spetta all’amministratore delegato trovare risposte opportune a una questione che è sul tavolo da tanto tempo. Non interferisco con il suo lavoro. Questa è la Rai del cambiamento e ‘Che tempo che fa’ è una trasmissione che va in onda dal 2003, sono 16 anni. È un format che non ha più quella carica innovativa che forse aveva all’inizio. Questo dovrebbe farci riflettere”.

E infine: “È stata portata su Rai1 e gli indici di ascolto non sono aumentati. Questo induce a una riflessione dal punto di vista aziendale”, ha aggiunto. “Non gestisco io i palinsesti, non voglio entrare nel campo di Salini, è compito dell’ad”, ha risposto Foa sulla possibilità che la trasmissione di Fazio venga spostata su un’altra rete Rai.

Quanto guadagna Fazio

Quanto incassa Che Tempo Che Fa? Ovviamente è molto difficile conoscere costi e ricavi delle trasmissioni RAI per questioni di concorrenza. Ma nel 2010 Loris Mazzetti, all’epoca capostruttura RAI, ad Annozero disse che la trasmissione costava 11 milioni di euro e “ne guadagnava” – ovvero era in attivo per – otto. Ricavava quindi in totale 19 milioni di euro.  Inoltre c’è chi fa notare che ad un aumento dello stipendio annuale (da 1,8 a 2,8 milioni di euro) corrisponderebbe anche un aumento dell’impegno del conduttore e al fatto di dover lavorare per la rete ammiraglia Rai. A conti fatti c’è chi dice che in proporzione dal carico di lavoro da direttore artistico ci sarebbe addirittura flessione del compenso.

Invece  il “tetto dei 240 mila euro” vale solo per i dirigenti. In teoria, perché in pratica grazie ad un simpatico trucchetto non è più in vigore invece il tetto per le retribuzioni. Infatti la legge prevede che le società quotate e le società che emettevano obbligazioni venissero escluse dal limite per gli stipendi. Nel maggio del 2015 è successo che la Rai avviò il collocamento di un bond da 350 milioni, che le consentiva di evitare di mettere un tetto alle retribuzioni. 

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