Il progetto della Lega per l’abolizione degli 80 euro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-02-09

Un piano per varare la flat tax a due aliquote e far rientrare i soldi nelle tasche dei lavoratori. Insieme all’addio alle clausole di salvaguardia per sempre

article-post

Abolire gli 80 euro di Renzi per varare le aliquote della flat tax e sterilizzare l’aumento dell’IVA. La Lega ha un piano per la politica economica e non vuole lasciarla al MoVimento 5 Stelle per vedere l’effetto che fa, come malignano alcuni retroscenisti di professione. Ed è un piano ambizioso perché la riforma fiscale alla quale sta lavorando la Lega prevede la scomparsa della voce “credito articolo 1 DL 66/2014” dalle buste paga: si tratta degli 80 euro introdotti dal governo Renzi.

Il progetto della Lega per l’abolizione degli 80 euro

Gli 80 euro dovrebbero rientrare nelle tasche dei percettori attraverso la riformulazione delle aliquote e non come credito d’imposta. Il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, che si è già occupato del decreto sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, conferma a Goffredo De’ Marchis di Repubblica le intenzioni ma non i dettagli del piano: «La stiamo scrivendo, ma il lancio lo farà Salvini. Non posso dire di più». L’annuncio è previsto a marzo, il provvedimento avrà la veste di una legge delega e servirà per le elezioni europee e per convincere i mercati e l’Europa che la politica economica della Lega non prevede (più) esperimenti come l’uscita dall’euro tramite riscrittura dei trattati ma solide riforme che servono a mettere in tasca i soldi agli elettori, come da tradizione del centrodestra italiano da Berlusconi in poi.

La riforma è anche la risposta al reddito di cittadinanza che alla vigilia del 26 maggio potrebbe avere un effetto-traino superiore all’intervento sulle pensioni. La riforma avrà un suo senso politico ed elettorale, ma allo stesso tempo tiene fede alle promesse pre-4 marzo (la flat tax) e produce un’interlocuzione con il mondo dell’economia finora molto scettico sulle misure del governo giallo-verde.

Non è sfuggito ai leghisti un recente discorso di Ignazio Visco (28 gennaio) alla scuola Sant’Anna di Pisa. Il governatore di Bankitalia ha detto chiaramente due cose: gli 80 euro sono stati un errore e il Paese ha bisogno di una vera riforma fiscale per ripartire. Potrebbe essere presto accontentato. Al testo lavorano Bitonci, il viceministro al Tesoro Massimo Garavaglia e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon.

Il piano economico della Lega

Con un sorriso eloquente Bitonci risponde così alle domande: «Ci sono gli 80 euro? Non posso parlare. Cancelliamo definitivamente le clausole di salvaguardia? Non posso parlare». Poi c’è il progetto dell’IVA: le clausole valgono 23 miliardi nel 2020 e 28,7 miliardi nel 2021, quasi 52 miliardi totali. La legge di bilancio in vigore è stata fatta su queste cifre debitorie e sul famoso extradeficit del 2,04. Significa che se i conti sballano l’aliquota agevolata passerà dal 10 per cento al 13 e l’Iva ordinaria dal 22 al 25,2 nel 2020 e addirittura al 26,5 per cento nel 2021. Per questo la Lega le vuole abolire.

Ma il come è ancora un mistero. Di certo non si utilizzerà la patrimoniale, nonostante qualche giornale abbia scritto che l’intenzione del governo Conte sarebbe proprio quella, né si faranno scattare le clausole, anche se spostare le tasse dal reddito al consumo è sempre stato un pallino di Tria, che non a caso proviene dalla scuola di Brunetta e Tremonti.

Salvini ha capito che quota 100 non era una misura sufficiente  per rispondere al malumore degli elettori del Nord, agli imprenditori, alla base leghista quella storica. Quindi si gioca la carta più alta per preparare il terreno alle prossime elezioni politiche. Quelle in cui la Lega, forte dei successi, potrebbe anche definitivamente rompere con il centrodestra e portarsi dietro solo Fratelli d’Italia.

Leggi sull’argomento: Luigi Federico Signorini: chi è il dirigente di Bankitalia a cui il M5S fa la guerra

Potrebbe interessarti anche