Le Partite IVA e il regime dei minimi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-17

I due volti della flat tax a 65mila euro: attrae le partite Iva, ma divide gli studi

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Il Sole 24 Ore spiega che il regime dei minimi e la flat tax a 65mila euro attrae le partite IVA: metà dei professionisti e degli autonomi che hanno aperto una nuova partita Iva nel 2019 hanno optato per il regime forfettario. Per la precisione, il 48,2 per cento. Dato che sale al 66% se si guarda solo alle nuove posizioni aperte dalle persone fisiche. È un tasso di adesione praticamente doppio rispetto a quello registrato dal vecchio regime dei minimi introdotto dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel 2011. Ed è una conferma del fatto che la flat tax per le partite Iva è stata prescelta da quasi tutti coloro che hanno ricavi o compensi sotto la soglia dei 65mila euro.

Sarebbe esagerato, però, parlare di un boom di nuove partite Iva. Di fatto, l’aumento su base annua è stato del 6,4% (32.900 nuove posizioni) e il totale non ha superato i picchi del 2014 (quando ci fu la corsa per prenotare il vecchio regime dei minimi) e del 2012 (quando probabilmente la crisi spinse a mettersi in proprio molti giovani disoccupati o dipendenti licenziati). Insomma, l’aumento del limite dei ricavi a 65mila euro – introdotto a partire dal 1° gennaio 2019 dalla penultima legge di Bilancio – sembra essere stato usato soprattutto da soggetti che già avevano una partita Iva e che hanno approfittato della nuova tassazione agevolata.

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Le partite IVA e il regime dei minimi (Il Sole 24 Ore, 17 febbraio 2020)

Vanno in questa direzione anche il dato delle partite Iva relative a società di capitali (-5,7%) e società di persone (-12,9%). Un doppio calo che dimostra come molti professionisti e autonomi abbiano preferito operare su base individuale anziché societaria. Anche perché il possesso di quote di Snc e Sas è incompatibile con il regime forfettario. Interessante anche il dato anagrafico. L’anno scorso quasi metà delle partite Iva è stato aperto da giovani (il 44,8% è riconducibile a under 35). Ma, tra il 2018 e il 2019, sono soprattutto le posizioni attivate dai contribuenti più anziani a essere aumentate (+29,1% su base annua).

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