Le donne non sanno guidare, i clandestini rubano e il vaccino è pericoloso: ecco i bias cognitivi dietro i pregiudizi

di Iacopo Melio

Pubblicato il 2021-09-30

Una spiegazione più “tecnica” sul perché esistano i no-vax, che poi non si distinguono così tanto da chi ha altri pregiudizi

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Caro Iacopo…
Per te una domanda che viene dal cuore, con un pizzico di rabbia: ma perché esistono i no-vax???

Un abbraccio grande,

Sandro.

Caro Sandro…

La tua domanda, con questo tono un po’ esasperato percepibile fino a qui, la comprendo. Ma, senza entrare nell’ambito sanitario e scientifico (inutile ribadire quanto io sia, e sarò sempre, dalla parte della scienza, della medicina, della statistica, e quindi anche dei vaccini come principale strumento per uscire dalla pandemia, oltre alla necessaria ricerca di cure efficaci), voglio parlare con te di un aspetto che sta tra lo psicologico e il sociologico, e che senza dubbio condiziona anche i no-vax: i “bias cognitivi”.

Sono proprio questi, i “bias cognitivi”, che si celano dietro quello in cui crediamo (attenzione, credere e non sapere!). Che rafforzano, insomma, le nostre convinzioni. In pratica: la nostra esperienza, il nostro quotidiano, quello che ci accade (compreso le opinioni altrui che magari leggiamo su alcuni siti web non proprio autorevoli), vengono assorbite senza che ce ne rendiamo conto, alimentando in noi delle conferme che ci influenzeranno in futuro ma, anche, portandoci ad escludere concetti che magari già non ci piacevano molto.

Esistono, a questo proposito, vari tipi di bias, uno tra questi è il “Bandwagon bias” (del carro della banda), che indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione, appunto, non tanto in base all’effettiva veridicità di qualcosa, bensì in relazione al numero delle persone che condividono quella stessa convinzione su quel qualcosa. Di conseguenza, se molte persone, possibilmente a noi simpatiche, ci dicono che mangiare lo yogurt fa male, ad esempio, automaticamente ci convinceremo di questo a prescindere dal fatto che sia vero o meno.

I “confirmation bias”, ovvero i bias di conferma, sono, come già anticipato, quelle informazioni che non fanno altro che confermare, e quindi rafforzare, la nostra tesi iniziale; mentre i “choice-supportive bias”, quelli della scelta, ci portano a non ammettere uno sbaglio che abbiamo commesso in merito a una decisione presa col risultato di farci inventare qualunque cosa pur di prendere in giro anche noi stessi, mantenendo comunque la posizione errata. In quest’ultimo caso, un esempio potrebbe essere quando, all’ennesima teoria complottista letta online, mi metto a chiedere, provocatoriamente, delle fonti credibili al mio interlocutore, il quale, spesso non trovandole (o avendole molto fantasiose), inizia un’arrampicata sugli specchi degna del miglior scalatore mondiale.

C’è poi l’ “availability heuristic”, ossia l’euristica della disponibilità, cioè quando sovrastimiamo le informazioni che abbiamo a disposizione in base alla nostra esperienza. In ambito vaccinale, potrebbe essere: “Non è vero che il vaccino non fa male! Conosco un tizio che dopo tre giorni è finito in ospedale con brutti sintomi!”. Certo, tutto è possibile, d’altronde qualunque farmaco può portare a degli effetti collaterali, anche il più innocuo, ma un singolo caso, una personale esperienza, non ha valenza statistica e, quindi, non si può dire che il vaccino “faccia male”, così come non si può dire che fumare “faccia bene” solo perché, sempre un tizio che noi conosciamo, fuma due pacchetti al giorno ma, ad oggi, non ha ancora sviluppato un tumore ai polmoni.

Infine, vorrei citare l’effetto struzzo, tecnicamente “ostrich effect”, che al contrario dei confirmation bias, ci porta a evitare situazioni in cui la verità ci viene mostrata in modo evidente: mettiamo, cioè, la testa sotto la sabbia, quando ci vengono riportati dei dati in contrasto con le nostre convinzioni. Non a caso, alcuni no-vax evitano il dialogo nel momento in cui si rendono conto che, forse, tutta questa ragione nel sostenere che i vaccini contengono cellule di embrioni, sangue di cavallo o microscopici aghi, non ce l’hanno.

Ecco qui, Sandro, una spiegazione più “tecnica” sul perché esistano i no-vax, che poi non si distinguono così tanto da chi ha altri pregiudizi come “le donne non sanno guidare”, “tutti gli uomini stilisti sono gay”, “i clandestini rubano”. È sempre questione di bias, e tutti noi, almeno una volta, siamo stati contagiati.

 

Fai una domanda a Iacopo Melio scrivendo a: dilloaiacopo@nextquotidiano.it

 

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