Il lago di Bracciano e l'acqua che sta finendo a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-07-22

La Regione Lazio ordina ad ACEA di smettere di prelevare l’acqua dal lago che è in sofferenza. L’ACEA parla di sospensione del servizio per un milione in mezzo di cittadini. I comitati danno torto alla multiutility e parte una guerra di numeri. Chi ha ragione?

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La Regione Lazio ha ordinato da venerdì prossimo 28 luglio e fino al 31 dicembre 2017 la sospensione del prelievo dal lago di Bracciano, riserva idrica della Capitale. Come abbiamo raccontato, il lago di Bracciano è in sofferenza a causa delle captazioni di acqua ad uso idropotabile per servire Roma Capitale effettuate da Acea/Ato 2. I comuni chiedono una revisione della concessione del 1990 con Comune di Roma nell’ottica di arrivare ad una gestione partecipata delle risorse.

Il lago di Bracciano e l’acqua che sta finendo a Roma

La Regione Lazio afferma che “l’obiettivo” è “recuperare per quanto possibile la naturale integrità ecologica” del bacino d’ acqua. “Il decremento negativo del lago è stato dovuto essenzialmente a due fattori – spiega -: al prelievo per l’approvvigionamento idropotabile e all’evaporazione, particolarmente intensa in relazione alle alte temperature, e aggravata peraltro dalla perdurante assenza di precipitazioni nei mesi scorsi. In questo quadro, quindi, il direttore regionale delle Risorse idriche ha firmato l’ordinanza che impone ad Acea Ato 2 di azzerare ogni prelievo della risorsa idrica dal bacino del lago di Bracciano, entro e non oltre le ore 24 del giorno 28 luglio prossimo, onde consentire il ripristino del livello naturale delle acque del lago e della loro qualità. Acea Ato 2, inoltre, sarà tenuta a trasmettere alla Direzione regionale i dati giornalieri del livello idrometrico del bacino.

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Fonte https://twitter.com/emaperugini/status/841697741306761216

L’ACEA ha reagito parlando di “Una decisione unilaterale e illegittima, che comporterà una serie di gravi conseguenze per i cittadini di Roma. La drastica riduzione dell’afflusso di acqua alla rete idrica della Capitale ci costringerà, infatti, a mettere in atto una rigida turnazione nella fornitura che riguarderà circa 1.500.000 romani”. E ancora: “Azzerare la derivazione da Bracciano fa risparmiare 1,5 millimetri ma porterà agli abitanti di Roma pesantissimi disagi. Bracciano è basso in questo momento, ma è 90 centimetri in meno rispetto all’anno scorso su un lago di 160 metri. Stiamo attuando tutte le misure per ridurre la derivazione, ma interromperla è a nostro giudizio un atto irresponsabile”.

La guerra tra Regione Lazio e ACEA

La concessione del 1990 stabilisce che il lago di Bracciano può essere utilizzato come riserva idrica strategica del Comune di Roma. Ma secondo i sindaci oggi Acea/Ato 2 utilizza le acque prelevate dal lago per rifornire un comprensorio di 74 comuni. “Acea preleva dal lago di Bracciano solo l’8% di tutto il fabbisogno e quindi immagino una quantità non importante dell’acqua – ha detto oggi Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, a TGCOM -. Per ridurre al massimo i disagi, Acea ha stabilito degli orari di eventuale blocco. Sui dati che ha fornito però dovete chiedere a loro”. E ancora : “Basta andare con una fotocamera a Bracciano per capire che sta accadendo l’inimmaginabile – aggiunge -. Far uscire l’acqua dai rubinetti è un diritto ma dobbiamo fare i conti con un problema enorme che è la siccità. Mi piacerebbe invitare qui Donald Trump per fargli capire cosa significa non rispettare gli accordi sul clima”.

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Via Facebook.com

Anche il Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano ha protestato per l’atteggiamento di ACEA: “Occorre contrastare con forza il messaggio allarmistico che Acea sta veicolando tramite i mezzi di informazione, secondo il quale l’intervento della Regione la costringerà a razionare l’acqua per 1.500.000 cittadini. Quanto affermato da Acea appare assolutamente inverosimile sulla base dei dati forniti da Acea stessa. Il 13 luglio 2017, infatti, Acea ha comunicato formalmente alla Regione Lazio di avere già posto in essere degli accorgimenti e dei lavori per il risparmio idrico che, a quella data, gli avevano consentito di recuperare ben 1.770 litri/secondo di acqua”.

L’acqua potabile e la politica

“Se si pensa che in questo periodo Acea Ato 2 sta prelevando dal lago di Bracciano circa 1.200 l/s di acqua, si capisce facilmente che, alla luce del recupero di risorsa idrica che Acea stessa dice di avere effettuato, il prelievo dal lago di Bracciano è diventato del tutto superfluo e sovrabbondante – prosegue il Comitato – Sottraendo ai 1.770 l/s recuperati i circa 1.200 l/s captati dal lago di Bracciano, infatti, si ottiene che, rispetto a prima del 13 luglio 2017, Acea può addirittura contare su un surplus di acqua pari a circa 570 l/s”. “Non si capisce, peraltro, perché Acea non abbia adottato tali piccoli accorgimenti e non abbia effettuato tali lavori già mesi o addirittura anni fa – aggiunge . Se lo avesse fatto si sarebbe risparmiata un’enorme quantità di acqua e verosimilmente la crisi del lago di Bracciano non si sarebbe affatto verificata! Si consideri, inoltre, che secondo quanto dichiarato dalla stessa Acea in un report pubblicato in data 23 maggio 2017, il prelievo previsto dal lago di Bracciano per agosto 2017 sarebbe stato di 800 l/s, mentre il prelievo previsto per luglio era di circa il doppio”.
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Paolo Saccani, presidente di Acea Ato2, in un’intervista a Sky Tg24 sul tema della siccità a Roma, ha contestato questi dati: “Dal lago di Bracciano Acea sta derivando 86mila metri cubi al giorno a cui corrisponde un abbassamento per questa derivazione di soli 1,5 millimetri”. Ma soprattutto, ha spiegato Saccani, non ci sono soluzioni possibili da trovare in sette giorni: “In 7 giorni non troveremo altra soluzione che razionare l’acqua a 1,5 milioni di romani, alle attività produttive, turistiche, ai palazzi delle istituzioni, al Vaticano: questo succederà. Non faremo il bene dell’immagine della Capitale d’Italia. Noi l’acqua non la fabbrichiamo – ha aggiunto – Le soluzioni strutturali le abbiamo proposte alla Regione Lazio con una mia lettera del 4 luglio. Il problema delle perdite c’è, non lo neghiamo. Sono un male nazionale, non di Acea. L’azienda su mandato dei sindaci ha investito negli anni scorsi in fognatura e depurazione perché lì era l’emergenza – ha concluso – non è una responsabilità di Acea”.

Da dove arriva l’acqua di Roma

Il volume d’acqua immessa in rete a Roma è di circa 500 milioni di metri cubi annui e gli abitanti serviti tra la capitale e altri Comuni del Lazio 3,7 milioni. L’approvvigionamento idrico, gestito dalla societa’ Acea Ato2 Lazio centrale Roma, e’ assicurato per l’85% da sorgenti, per il 12% da pozzi e per il 3% da fonti superficiali. Sono sei le grandi sorgenti: Peschiera, Capore, Acqua Marcia, Acquoria, Salone Vergine e Simbrivio. I principali pozzi sono: Finocchio, Torre Angela, Pantano Borghese, Laurentino, a cui si aggiungono altri minori. E poi c’è il lago di Bracciano. Ecco nel dettaglio le grandi sorgenti:
– ACQUEDOTTO PESCHIERA-CAPORE, FORNISCE IL 70% DELL’ACQUA A ROMA Il 70% circa dell’acqua immessa quotidianamente nelle rete di distribuzione della Capitale, pari a circa 1,4 milioni di metri cubi, proviene dall’acquedotto del Peschiera-Capore, che recapita a Roma le sorgenti del Peschiera e della Capore, miscelate tra loro nel centro idrico di Salisano. Il sistema di acquedotti Peschiera-Capore, che utilizza l’acqua captata presso due grandi formazioni idrogeologiche, situate nell’alta e media Sabina in provincia di Rieti, nelle quali hanno origine le sorgenti Peschiera e Capore puo’ addurre quasi due terzi della portata massima complessivamente disponibile per Roma che a ammonta a circa 21 metri cubi al secondo.
– ACQUEDOTTI ANIENE, MARCIO, APPIO-ALESSANDRINO, VERGINE Gli altri acquedotti che alimentano la città di Roma sono l’acquedotto Marcio, proveniente dalla valle dell’Aniene (con portata variabile da 3,5 a 5,8 metri cubi al secondo in relazione all’andamento idrogeologico delle sorgenti), a cui si affiancano due acquedotti minori detti Appio-Alessandrino e Nuovo Acquedotto Vergine, alimentati da sorgenti e pozzi situati nel comune di Roma (portata 2 metri cubi al secondo).

– ACQUEDOTTO DI BRACCIANO
Il lago di Bracciano è fonte di risorse strategiche e di compenso stagionale da cui Acea puo’ prelevare 1.100 litri al secondo medi, fino a un massimo di 5.000 litri al secondo in condizioni eccezionali.

La Regione e le violazioni di ACEA

 
Intanto la Regione fa sapere che ACEA avrebbe commesso violazioni: “Un decreto del ministero dei Lavori Pubblici (n.1170/1990) ha concesso all’Azienda Comunale Elettricita’ Acque Acea di prelevare acqua dal lago di Bracciano per usi potabili – spiega la Direzione regionale delle Risorse Idriche Regione Lazio – assicurando comunque il mantenimento delle escursioni del livello del lago nell’ambito di quelle naturali. Per tale ragione, proprio nella relazione generale del Progetto del Nuovo Acquedotto del lago di Bracciano, redatto dalla stessa Acea, alla lettera b di pagina 39 si definiva il livello idrometrico minimo concesso per le captazioni, fissandolo a 161,90 metri sopra il livello del mare”.

Anzi, a tale proposito, rileva ancora la Regione Lazio, “si prescriveva quanto segue: verranno inserite le saracinesche di apertura e chiusura ed un sifone idraulico che provveda a disinnescare automaticamente le condotte, non appena il livello dell acqua scende sotto la quota minima di 161,90 metri”. Attualmente “il livello del lago di Bracciano e’ al di sotto di questa quota minima prefissata – conclude la nota – e ancor piu’ lontano dallo zero idrometrico che corrisponde a quota 163,04”.

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