La vendetta di Bossi su Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-03

Il Senatùr a colloquio con Repubblica va all’attacco del Capitano che si allea con l’estrema destra. E dice che il ruolo di Giorgetti è indirizzare Salvini

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Intervistato da Gad Lerner su Repubblica, Umberto Bossi oggi va all’attacco di Matteo Salvini e della sua scelta di allearsi con l’estrema destra che secondo il Senatùr snatura la Lega dei suoi tempi. Per questo auspica che si cambi leadership:

«Al Senato mi hanno chiesto di quale partito ero membro e io gli ho risposto che sono della Lega Nord. Ma la sigla non era prevista, a insistere sarei finito nel gruppo misto. Allora ho aderito al gruppo Lega per Salvini premier, per forza di cose. Ma una tessera nazionalista mica fa per me. Ci sono tanti militanti che non approverebbero. Molti sono già andati via, attirati dal movimento Grande Nord di Roberto Bernardelli. Sbagliano prospettiva. Soffrono perché la Lega ha tolto la parola al Nord. Ma non è finito il mondo. Un recupero è possibile».

Cambiando leader?
«Evidentemente anche cambiando leadership. Ma io ho fiducia che, essendo mutata la situazione, anche le persone possano correggersi e cambiare».

umberto bossi matteo salvini

Al Senatùr manca la Lega Nord e questo dà la stura all’operazione nostalgia di Repubblica, che dipinge il Senatùr come un vecchio leone tradito dal Capitano:

Così si apre la strada alla Meloni?
«Certo, ci vuole buon senso. La gente si chiede: la Lega fa ancora gli interessi del Nord, sì o no? Basta fare due conti. Più della metà degli elettori italiani vive sopra il Po. Se perdiamo questi, è finita. La priorità è batterci per l’autonomia, e per raggiungerla l’esperienza insegna che serve mantenere anche buoni rapporti con la sinistra, più sensibile della destra a questo tema».

Dovreste cambiare alleati?
«Non dico questo. Dico solo che per raggiungere l’autonomia bisogna avere rapporti anche con la sinistra. In Europa è la sinistra che ha concesso spazi all’autonomia. Se è avvenuto in Catalogna, perché non in Lombardia? E poi nell’Italia meridionale l’elettorato si divide per clientele, come facciamo a credere che la Lega nazionalista diventi primo partito del Sud? E’ stato un errore provarci. Le ultime elezioni ci dicono che la strategia di andare al Sud è entrata in crisi. Torniamo indietro fin che siamo in tempo. Sono convinto che l’autonomia è una meta che raggiungeremo, per questo tengo duro».

Andrebbe magari ricordato perché a un certo punto si è esaurita la leadership di Bossi. Invece si dipinge Salvini come il male mentre Bossi ne esce come un santino “antifascista”. Non si è mai sentito di antifascisti contro “i terroni”, però:

Salvini però ha scelto l’estrema destra anche nelle alleanze in Europa. Marine Le Pen, i tedeschi di Alternative fur Deutschland, il sovranista ungherese Orbàn…
«Cercava una legittimazione internazionale. Quel genere di alleanze ti può aiutare momentaneamente a prendere qualche voto in più, ma poi nessuno li vuole, non sono spendibili per conquistare dei risultati. Gli alleati ti devono servire per governare, se scegli l’estrema destra dopo è difficile trovare qualcuno che fa gli accordi con te. E poi, me lo lasci dire: mio nonno era socialista, io sono e resto antifascista. Su questo non si transige».

Infine, la stoccata a Salvini tramite Giorgetti che lo indirizza:

A parte i suoi fedelissimi leghisti della prima ora, Bossi, lei ha modo di confrontarsi con lo stato maggiore del nuovo corso? Con Giancarlo Giorgetti, ad esempio?
«Giorgetti mi viene a trovare, ma il suo ruolo ora è di indirizzare Salvini. Poi, si sa, ci sono altri che attaccano il carro dove ordina il padrone. Ma io non sono mai definitivo. Sono convinto che la gente può sempre migliorare».

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