La storia del grafico di Marattin sul “reddito di cittadinanza e i voti al M5S” e le scuse del suo professore di economia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-09-29

Il deputato di Italia Viva ha pubblicato un grafico che metterebbe in evidenza la correlazione tra gli aventi diritti al sussidio e il successo del MoVimento in alcune Regioni. Ma ci sono diversi errori su questa “correlazione”

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È stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Matteo Renzi per Italia Viva (in alleanza con Azione): il MoVimento 5 Stelle prende voti solo nelle Regioni in cui ci sono più percettori di reddito di cittadinanza. Poi, dopo il voto che ha visto un grande successo (rispetto al resto del Paese) del partito di Giuseppe Conte in buona parte delle zone meridionali dell’Italia, il rieletto deputato di IV Luigi Marattin ha pubblicato un grafico sui suoi profili social, proprio per mettere in risalto quella che, per lui – già professore ordinario di Economia a Bologna -, è una “correlazione” evidente. Ma quella rappresentazione, che contiene alcuni errori di metodo (e di struttura), ha provocato anche la reazione di Lucio Picci, ex professore di econometria proprio durante il percorso accademico del parlamentare renziano.

Marattin e il grafico su voti e reddito di cittadinanza, tutti gli errori

Secondo il grafico pubblicato da Luigi Marattin, appare evidente come la “linea” dei voti ottenuti dal MoVimento 5 Stelle e quella dei percettori (su base regionale) del reddito di cittadinanza seguano la stessa tendenza: sale il numero di percettori, salgono i voti a Giuseppe Conte; scende il numero dei percettori, scende il consenso ai pentastellati. Ma quella rappresentazione parte da presupposti completamente sbagliati che, dunque, rendono quel parallelismo tra le due linee costruite lungo ascisse (le Regioni e il rdc) e ordinate (voti presi dal M5S) del tutto privo di correlazione.

Innanzitutto, come spiega Il Fatto Quotidiano, l’errore iniziale è nelle unità di “misura”:

Considerando solo i numeri assoluti e non le percentuali, infatti, non serve un esperto di statistica per capire che nelle regioni più popolose (e quindi, tendenzialmente, con più percettori di reddito e anche con più elettori) entrambe le curve si alzano, in quelle meno popolose si abbassano.

E questo è solo uno dei tanti aspetti controversi nel grafico pubblicato da Marattin (basato su dati presi da Il Sole 24 Ore). A spiegare tutti gli altri errori è stato KeynesBlog su Twitter, entrando in dettagli molto più tecnici che confermano come quei calcoli messi su quel grafico (e la scelta stessa delle linee parallele è sbagliata per via delle macro-misure differenti e non paragonabili) siano del tutto fallaci.

“Prima di tutto bisogna prendere il grafico di Marattin è gettarlo nel water. Poi bisogna normalizzare per la popolazione. Quindi usare come variabili la partecipazione relativa al RdC e le percentuali di voto ottenute dal M5S. Accidenti, direte, ha ragione Marattin alla fine! Una correlazione abbastanza alta (R^2 quasi 0,8). Calma, calma. Notate che la correlazione non è lineare e, soprattutto, sembrano esservi dei “cluster” di punti? Un gruppo a sinistra e poi un gruppo a destra. Cosa sono? Ma ovviamente le regioni del Centro-Nord (a sinistra) e quelle del Sud (più il Lazio) a destra, cioè dove il livello di partecipazione è >3000 per 100k abitanti. Vediamo che succede se le consideriamo separatamente. Sud+Lazio: R^2 scende a 0,6″.

“Conclusione quindi: sì, il voto al M5S è in parte spiegato dal RdC, ma in modo molto più lasco di quanto pretenda Marattin. Né ovviamente possiamo parlare di “voto di scambio”. Se vogliamo fare un’analisi sociale un po’ più seria possiamo dire che il M5S parte da una base forte (soprattutto) al Sud e poi, al limite, riceve un boost dal RdC. Guardando l’equazione, in una ipotetica regione del Sud con zero RdC, comunque prenderebbe il 18%. Vero, in tre regioni del Sud (Campania, Sicilia e Calabria) c’è un numero di coinvolti nel RdC che è vicino al numero effettivo di votanti M5S. Ma in altre come Abruzzo e Molise il M5S riceve anche quasi 3 volte più voti di quanti siano i partecipanti. Questa forbice si allarga se guardiamo fuori dal Sud, ad esempio nelle Marche il rapporto è 1 a 4, quasi lo stesso in E-R. Insomma, non possiamo parlare di “voto di scambio” neanche in senso lato. Il M5S beneficia dell’attenzione che riserva agli esclusi (meridionali, giovani), al contrario di Az/Iv che beneficia dell’attenzione che riversa sui benestanti. È politica, tutto qui”.

(Foto IPP/Albano Venturini)

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