La scomparsa del M5S in Emilia-Romagna e in Calabria

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-01-27

Alle elezioni politiche del 2018 il MoVimento 5 Stelle aveva preso il 27,5% dei voti in Emilia-Romagna e il 43,4% in Calabria. Un’affermazione impressionante in entrambe le regioni per motivi diversi e comunque una crescita impetuosa rispetto alla prima volta in cui i grillini avevano concorso alle elezioni nel 2013, quando avevano portato a casa …

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Alle elezioni politiche del 2018 il MoVimento 5 Stelle aveva preso il 27,5% dei voti in Emilia-Romagna e il 43,4% in Calabria. Un’affermazione impressionante in entrambe le regioni per motivi diversi e comunque una crescita impetuosa rispetto alla prima volta in cui i grillini avevano concorso alle elezioni nel 2013, quando avevano portato a casa rispettivamente il 24,6 e il 24,9%. Alle elezioni regionali invece non era andata tanto bene: 13,3% in Emilia-Romagna, 4,9% in Calabria.

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Emilia Romagna e Calabria: quanti voti prende il M5S (Corriere della Sera, 23 novembre 2019)

Il dato politico di ieri è che il M5S è scomparso sia in Emilia-Romagna che in Calabria. Quando ancora lo spoglio non è finito i grillini hanno preso il 4,7 in Emilia-Romagna, dove il loro candidato Simone Benini ha preso meno voti della sua lista (il disgiunto a favore di Bonaccini ha quindi funzionato) e non entra nemmeno in Consiglio Regionale perché non ha preso abbastanza voti nella sua circoscrizione, e il 6,2% in Calabria dove l’apparentamento con Calabria Civica ha permesso al “suo” Francesco Aiello di arrivare al 7,4%. Ma anche lui, se non sfonda quota 8%, rischia di rimanere fuori dal Consiglio Regionale.

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Ricorda oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica che il candidato del centrosinistra, per paradosso, era in Calabria quel Pippo Callipo che i 5 stelle avevano corteggiato per anni:

Ma il diktat lanciato da Luigi Di Maio dopo l’Umbria ha vietato qualsiasi intesa e quindi nulla, la condanna all’irrilevanza è stata di fatto decisa da quel capo politico che si è dimesso a quattro giorni dal voto. E che ieri pomeriggio, da ministro degli Esteri, inviava surreali note su quel che sta facendo per l’allarme cinese del coronavirus.

Nel marzo 2018, meno di due anni fa, il M5S e la Lega uscivano vincitori dal voto alle elezioni politiche avviandosi a formare quel governo con Conte premier, Salvini ministro dell’Interno e Di Maio bisministro. Diciotto mesi dopo la Lega è all’opposizione e il M5S è ridotto ai minimi termini. Il potere logora chi non lo sa usare, direbbe oggi Andreotti.

Leggi anche: L’Emilia-Romagna è la prima sconfitta di Matteo Salvini

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