Opinioni
La risposta della UE su flessibilità e terremoto è la solita
neXtQuotidiano 29/08/2016
Nei giorni scorsi dall’Italia alcuni esponenti del governo avevano chiesto all’Unione Europea di escludere i fondi per la prevenzione del rischio sismico dal patto di stabilità “perché si tratterebbe di una richiesta seria, specifica e graduale per contrastare il rischio sismico con gli investimenti necessari. Non è una richiesta di spendere genericamente, come abbiamo fatto […]
Nei giorni scorsi dall’Italia alcuni esponenti del governo avevano chiesto all’Unione Europea di escludere i fondi per la prevenzione del rischio sismico dal patto di stabilità “perché si tratterebbe di una richiesta seria, specifica e graduale per contrastare il rischio sismico con gli investimenti necessari. Non è una richiesta di spendere genericamente, come abbiamo fatto in passato senza mai sfondare”, come aveva detto il viceministro all’Economia Enrico Zanetti. Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, intervistato dal Messaggero, sosteneva , tra le righe e con molta diplomazia, la stessa tesi: “Riteniamo che l’Ue debba ritrovare la strada maestra indicata dai padri fondatori: rispondere ai bisogni dei suoi cittadini. Dunque la ricostruzione e la prevenzione vanno inquadrate nel nuovo spirito europeo. Questo è il passaggio politico e di politica economica che l’Europa è chiamata a compiere. Il tema della prevenzione è una questione fondamentale per un Paese come il nostro. Per le nuove costruzioni o per la ristrutturazioni, le norme anti-sismiche ci sono, la prima cosa da fare è applicarle”. La risposta dell’Unione Europea non ha tardato ad arrivare, ma a quanto pare sembra che a Bruxelles non abbiano capito la domanda:
Le regole del patto di stabilità prevedono già che le spese sostenute dagli Stati per fronteggiare calamità naturali come i terremoti possano essere sottratte dalla contabilità relativa al rispetto degli impegni di bilancio. Lo ha detto la portavoce degli Affari economici della Commissione europea ricordando che l’Italia ne ha beneficiato in seguito ai terremoti in Abruzzo e in Emilia.
Ora, che esista un fondo dell’UE per le calamità naturali è indubbio. Ma l’Italia aveva chiesto di escludere i fondi per la prevenzione, non quelli per l’emergenza e a questo la domanda si riferiva. A quanto pare per la domanda dell’Italia ad oggi non c’è nessuna risposta. O meglio: che la risposta è sempre la solita.