La Repubblica chiede le dimissioni di Maria Elena Boschi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-21

«Sta diventando un fardello troppo pesante per il PD. Lei dovrebbe liberare il partito da questo peso»

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Mario Calabresi su Repubblica oggi chiede le dimissioni e un passo indietro da Maria Elena Boschi e al Partito Democratico la presa di coscienza del fatto che la difesa a oltranza della sottosegretaria

Per la sottosegretaria, però, non è in discussione questo piano. Ma l’altro. Non è accettabile che un ministro della Repubblica si occupi di una questione che fa riferimento diretto al padre. Il rapporto di parentela con l’allora vicepresidente di Banca Etruria è il nucleo di un conflitto di interessi che sarebbe censurato in qualsiasi democrazia occidentale.
Le regole morali e politiche del conflitto di interessi non possono funzionare a giorni alterni o a governi alterni. Questo è il cuore del problema,non se siano stati commessi illeciti. Di cui nessuno è a conoscenza. E questa ostinazione mostra quel grumo di potere locale da cui, evidentemente, la sottosegretaria non riesce a prendere le distanze. Il Pd non può farsi carico di questa situazione. Maria Elena Boschi sta diventando un fardello troppo pesante per la principale forza riformista di questo Paese. I sondaggi sono solo l’ultima testimonianza di quanto possa incidere la sua figura. Lei stessa dovrebbe con responsabilità liberare da questo peso il partito che le ha consentito di approdare in Parlamento e al governo. E il segretario accettare l’idea che il bene del Paese e del Pd vengono prima della difesa di un componente del suo gruppo dirigente.

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A meno di non voler avallare l’idea che il vertice del Partito democratico possa liberamente essere sovrapposto al fantomatico Giglio magico. Perché in discussione non c’è solo l’esito delle imminenti elezioni, già piuttosto incerte. Il Pd deve porre ora le premesse per assicurarsi la possibilità di rimanere competitivo nei prossimi anni.
Il centrosinistra affronta stavolta la partita più difficile.La posta in gioco non è la vittoria o la sconfitta — questo appartiene alla fisiologia di una democrazia — ma che rimanga in vita la prospettiva di un moderno centrosinistra capace di governare i processie le sfide di questo millennio. E per provare a invertire la rotta e risalire la china ci vogliono gesti netti e chiari, non sterili rivendicazioni che ipotecano il futuro.

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