Cinquanta sfumature di Boschi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-12-20

La mail di Carrai a Ghizzoni. La testimonianza dell’A.D. Unicredit in Commissione Banche. Le sfumature di non poco conto, le querele minacciate e le vittorie già annunciate dagli avvocati del PD. Come un caso basato su presupposti ridicoli si sta trasformando in un boomerang

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È tutta una questione di sfumature. Il caso Maria Elena Boschi cambia di prospettiva a seconda da dove lo si guardi. Si può notare il politico in azione per tutelare gli interessi delle attività produttive del suo territorio. Si può ammirare l’amministratore delegato di una banca che dice tranquillamente di no a un invito a togliere dai guai un istituto di credito in difficoltà, cosa che solo qualche anno fa non sarebbe successa (anzi, a dire il vero in altri tempi è successo il contrario). Si può vedere il giornalista che racconta un fatto nella sostanza esatto su una ministra che ha un interesse forte e finisce a dover fronteggiare un’azione civile di risarcimento danni.

Cinquanta sfumature di Boschi

E si può naturalmente vedere il tutto come la prova di una tentata – ma non riuscita – scorretta ingerenza della politica sul “mercato”, forzando la lettura per attaccare politicamente una ministra (oggi sottosegretaria) che rappresenterà l’argomento principale della prossima campagna elettorale. Questo perché una vicenda di una assoluta normalità – la Boschi che si occupa del destino di una banca in difficoltà nel suo territorio: sarebbe folle se i parlamentari eletti e provenienti dalla Toscana si disinteressassero della questione – è diventata una spy story. Grazie anche ai piccoli colpi di scena che hanno movimentato la testimonianza di Federico Ghizzoni in commissione banche: ad esempio l’email che gli invia Marco Carrai. L’uomo molto vicino a Renzi scrive in maniera anche un po’ criptica “mi è stato chiesto di sollecitarti” – non dice chi lo ha fatto, si poteva pensare a un riferimento a Boschi o a Renzi ma lui ha spiegato che si trattava di un interessamento a una controllata di Etruria da parte di un suo cliente – a dare una risposta (non una risposta affermativa, sia chiaro) su Banca Etruria.

MAIL CARRAI GHIZZONI
La mail di Carrai a Ghizzoni

Cosa aveva scritto Ferruccio De Bortoli nel libro Poteri forti (o quasi)? “Il vicepresidente della banca aretina Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, aveva incontrato il faccendiere sardo in un paio di occasioni durante le quali gli avrebbe chiesto consigli su chi mettere alla direzione generale dell’istituto. L’allora ministra delle RIforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”. Cosa ha raccontato Ghizzoni oggi alla Commissione Banche?

La mail di Carrai a Ghizzoni

L’amministratore delegato di Unicredit ha detto molto di più di quanto si è generalmente capito e raccontato nelle cronache. Ha spiegato che Unicredit decise di non acquisire Etruria perché l’investimento era “eccessivo, oltre un miliardo di capitale e non vedevamo un ritorno”. “I capital ratios stavano per essere inaspriti – ha spiegato Ghizzoni – avevamo la sensazione che il portafoglio di Banca Etruria non fosse adeguato e il processo bad bank-good bank fosse troppo complesso da portare a casa prima del commissariamento”. Infine, ha concluso, “la consapevolezza che una proposta di questo genere non avrebbe avuto il consenso del regolatore perché mancavano le fondamenta”. L’acquisizione di Banca Etruria era una proposta sbagliata (perché la banca faceva sospettare problemi nel portafoglio crediti) che arrivava nel momento sbagliato (il regolatore stava per varare una stretta sulle banche che avrebbe fatto emergere ulteriori difficoltà in caso di acquisizione di istituti di credito con portafogli sospetti). Ciò nonostante il 12 dicembre 2014 l’allora ad di Unicredit Federico Ghizzoni incontrò la ministra Maria Elena Boschi che gli chiese di “valutare l’acquisizione di Banca Etruria”. Questo fu un “colloquio cordiale, non avvertii pressioni da parte del ministro, ci lasciammo su queste basi”.

ferruccio de bortoli
Pagina 209 del libro di Ferruccio De Bortoli “Poteri forti (o quasi)”

“il ministro mi chiese se era possibile per Unicredit pensare a un intervento su Banca Etruria: ma risposi che non ero in grado di dare nessuna risposta”. “Il ministro convenne, ci lasciammo con l’accordo che l’ultima parola spettava a Unicredit che avrebbe deciso solo nel suo interesse”. “La considerai una richiesta abbastanza normale: un CEO di una banca come Unicredit deve essere in grado di mettere in chiaro che è la banca che decide, messaggio che fu assolutamente condiviso”. Insomma, come nel caso della testimonianza di Ignazio Visco su Renzi che parla degli orafi vicentini e aretini, la proposta ci fu ma fu respinta sia dal governatore di Bankitalia che dall’a.d. di Unicredit. O meglio, Ghizzoni ha deciso nell’interesse della banca, così come è normale che faccia un uomo che ricopre il suo ruolo. L’affare Banca Etruria non era conveniente, nessuno degli azionisti avrebbe compreso un’acquisizione del genere. E, si potrebbe aggiungere, non avrebbe approvato, nel caso, di finire sui giornali per aver “fatto un favore” alla banca dove c’era un parente di un membro del governo.

Il problema dei Boschi: Pierluigi

Perché il problema è naturalmente tutto qui. Si attacca la Boschi perché della banca è stato membro del CdA e vicepresidente il padre, mentre la Boschi avrebbe il dovere – in quanto parlamentare eletta e proveniente da quel territorio – di interessarsi del problema Etruria anche se il padre non avesse mai messo piede in quella banca, nemmeno per un assegno da versare. Invece di spiegare questa semplice verità, si preferiscono guardare le sfumature dei Boschi.
federico ghizzoni banca etruria
Comincia Maria Elena, che addirittura chiama in causa altri istituti di credito quotati come Mediobanca e un altro istituto bancario come la Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio che nulla c’entrano nel contesto di cui si sta parlando. Continua Francesco Bonifazi, tesoriere del PD renziano, che da buon avvocato anticipa la sentenza dell’azione civile intentata dalla Boschi avendo certezze fin troppo ottimistiche vista la situazione.
francesco bonifazi
E infine c’è chi, come Mario Lavia di Democratica, dice che tra la versione di De Bortoli e quella di Ghizzoni c’è una “sfumatura di non poco conto“; ovvero: “De Bortoli scrive che Boschi disse a Ghizzoni di valutare l’acquisto. Ghizzoni oggi dice che Boschi chiese se era pensabile l’acquisizione” (da parte di Unicredit. L’acquisizione, ovvero l’acquisto: non ci sono sfumature. È la stessa cosa).
maria elena boschi mario lavia

De Bortoli, Ghizzoni e Maria Elena Boschi 

Ora che la situazione è disperata ma non seria ci si rende forse conto di quanto sia stato sbagliate infilarsi in questo scontro nella Commissione Banche. La pace scoppiata ieri tra Visco e Renzi prelude a una conclusione non certo positiva della vicenda di Maria Elena Boschi, che alla fine ha visto la sottosegretaria alla presidenza del consiglio cambiare gradualmente versione su una vicenda che la chiamava sì in causa ma in una situazione comprensibile e spiegabile non con le parentele ma con la politica. Ghizzoni dice che la ministra gli chiese se era possibile da parte di Unicredit di pensare a un intervento su Banca Etruria, la Boschi nel maggio scorso disse: “Non ho mai chiesto all’ex AD di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria. Non ho mai avanzato una richiesta del genere”.
maria elena boschi
Al Messaggero lunedì scorso ha detto: «Più volte ho incontrato Ghizzoni per il mio ruolo istituzionale, nel caso di specie perché da lui invitata a un appuntamento Unicredit a Milano. L’ho poi visto più volte a Roma. Con Ghizzoni abbiamo parlato del sistema bancario, non solo di Banca Etruria o Unicredit. Non ho mai fatto pressioni perché Unicredit comprasse Banca Etruria, né avrebbe potuto accettarle un Amministratore delegato di una importante banca quotata. I nostri rapporti sono sempre stati corretti. E per quello che ne so il rapporto di Ghizzoni con altri membri del governo era altrettanto corretto come ha dimostrato la vicenda di Atlante seguita direttamente dal premier Renzi e dal ministro Padoan con Ghizzoni e non solo con lui. Quanto a De Bortoli, c’è un procedimento aperto, ci vedremo in Tribunale». Nessuno però ha mai parlato di pressioni. De Bortoli dice che la Boschi non ebbe problemi a rivolgersi a Ghizzoni (nel 2015, mentre oggi sappiamo che tutto ciò successe nel dicembre 2014) e che lui disse no dopo aver studiato il dossier. Emerge che la data era sbagliata (di poco) e che Unicredit il dossier in realtà lo stava già studiando: il punto cardine della discussione è che Ghizzoni conferma la verità sostanziale di quanto detto da De Bortoli. Ma allora perché Maria Elena Boschi minaccia il tribunale e il PD la spalleggia in modo così rumorosamente bullo e sofista?

Le sfumature e le querele

La Boschi porterà avanti un’azione civile di risarcimento danni dopo aver lasciato scadere i termini per l’azione penale perché la campagna elettorale lo esige. Evidentemente spiegare che era suo dovere interessarsi di Banca Etruria è considerato poco efficace rispetto alla risposta muscolare, quella dell’azione civile di risarcimento danni annunciata nei confronti di un giornalista che ha raccontato sostanzialmente – le sfumature a volte ci sono, a volte no – la verità. E che oggi, per vis polemica, ricorda che “Prima dell’uscita del mio libro, nel quale non si parla mai di pressioni, non si sapeva che Unicredit avesse trattato l’acquisizione di Etruria, né che sull’argomento fosse intervenuta Maria Elena Boschi, nei modi e nei tempi che Federico Ghizzoni ha precisato. Era giusto che l’opinione pubblica lo sapesse e che lo sapessero in particolare azionisti, obbligazionisti e risparmiatori delle banche in crisi“.

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Lo status di Ferruccio De Bortoli su MEB e Ghizzoni

In tutto ciò, la Commissione Banche messa su dalla politica italiana era stata salutata dal Partito Democratico come l’occasione per fare chiarezza sulle responsabilità delle altre istituzioni coinvolte nella crisi degli istituti di credito che alla fine ha portato a quattro risoluzioni, due acquisti a carico dello Stato da parte di Banca Intesa e ai soldi pubblici per il Monte dei Paschi di Siena.

Alla fine dei lavori si è parlato soprattutto del caso Boschi, mentre le intenzioni bellicose su Bankitalia sono rientrate – insieme alla voce di alcuni dei parlamentari più propensi a parlare di cose che non sanno – dopo la pace tra Renzi e Visco. La commissione banche, affidata a un democristiano con una campagna elettorale alle porte, è finita in poco o nulla. A parte il fatto che della Boschi ora si parlerà anche durante il cenone di Natale. E si parlerà anche, facendosi l’occhiolino, di pressioni che nessuno ha descritto e nessuno ha confermato. Ma la calunnia è un venticello. Che a volte soffia su chi se la va a cercare.
Foto copertina da: Palazzo Chigi

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