Attualità
La Polizia Locale di Roma impone la gogna 2.0
Giovanni Drogo 21/12/2017
I pizzardoni difendono l’onorabilità del Corpo e degli agenti vittime di oltraggio da parte dei cittadini e degli utenti della strada con una singolare forma di bullismo: imponendo ai colpevoli di chiedere scusa in un video e pubblicarlo su YouTube
Il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale sa essere inflessibile quando si tratta di difendere la propria onorabilità. Lo ha scoperto a sue spese il giornalista del Corriere Maurizio Fortuna stato querelato da ventotto “pizzardoni” per aver osato scrivere che dei vigili urbani a Roma si nota soprattutto l’assenza. Ironia della sorte il giorno in cui Fortuna ricevette la citazione venne diffusa la notizia che la sera di San Silvestro del 2015 l’83,5% degli agenti in servizio scomparso.
Lo strano modo con cui la Polizia Locale di Roma chiede le scuse ai cittadini
In quel caso non risulta che nessuno dei vigili chiese scusa ai romani per i disagi arrecati. Venne invece spiegato che che era tutto in regola, il fatto che centinaia di colleghi fossero pronti a donare il sangue il 31 dicembre era perfettamente normale. Se invece ad un cittadino capita di “mandare a quel paese” un agente della polizia locale le cose vanno diversamente. Oltre alla denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale c’è la gogna.
Non quella dal sapore medievale, di piazza. Ma una più subdola, digitale, su YouTube. Un luogo dove le scuse del reo possono potenzialmente essere viste da migliaia di persone. In genere chi viene denunciato per oltraggio se la cava con un risarcimento (intorno ai 200 euro) e una lettera di scuse inviata al Corpo di Polizia Locale. A Roma i vigili invece pretendono che le scuse vengano filmate e pubblicate “su una piattaforma di condivisione video, senza restrizioni per l’accesso e di ampia diffusione”.
A ricevere la singolare richiesta, che prevedeva che il video di scuse rimanesse online per un tempo non inferiore alle due settimane, sono stati diversi cittadini romani. Tra questi anche il consigliere municipale del III Municipio Emiliano Bono che ha pubblicato il suo video nel 2016. Ma la pratica della gogna digitale va avanti ancora oggi, ed è possibile trovare su YouTube video caricati nel dicembre 2017. I fatti per i quali Bono chiede scusa – come raccontava Roma Today – risalgono al 2011 e come per molti altri cittadini denunciati per oltraggio nascono da un diverbio con i vigili urbani. Nel caso di Bono l’avviso della pubblica ammenda venne messo online nella sezione dei Vigili sul portale del Comune.
Il bullismo dei vigili urbani di Roma Capitale
Non tutti però ci stanno, Carlo Bonini su Repubblica racconta oggi il caso di Adriana una trentaduenne che il 27 aprile scorso è stata denunciata da una coppia di vigili per aver pronunciato all’indirizzo degli agenti la frase: “Fate un lavoro di merda”. Anche ad Adriana il Corpo di Polizia Locale ha fatto pervenire le istruzioni per la pubblicazione delle scuse. Il testo delle scuse è direttamente fornito dal Comando ed è il seguente:
Io Sottoscritto/ a… con riferimento al procedimento penale a mio carico per oltraggio a pubblico ufficiale n… esprimo profondo rincrescimento per il comportamento tenuto nelle vicende per le quali sono indagato. Per tale motivo, formulo al Corpo di Polizia locale di Roma Capitale le mie più sentite scuse per le frasi proferite nell’occasione. Voglio inoltre rivolgere a tutti gli appartenenti al Corpo di Polizia locale di Roma Capitale apprezzamento
per il lavoro quotidianamente svolto a favore della cittadinanza.
A differenza di altri romani però la signora si è rifiutata di sottoporsi alla gogna su YouTube. Non è sufficiente infatti pubblicare il video di scuse sul proprio profilo Facebook, perché i vigili richiedono che sia visibile a tutti. Ed in effetti la prassi seguita dai Vigili Urbani della Capitale sembra essere più una forma di bullismo e di rivalsa nei confronti di cittadini che hanno sì sbagliato ma che non meritano certo di essere messi alla gogna su Internet.
Assistita dall’avvocato Alessandro Gamberini il quale ha portato la lettera, firmata dal vicecomandante del Corpo, Massimo Ancillotti, alla procura della Repubblica «affinché — ha spiegato Gamberini a Repubblica — valuti se esistano profili penali di estorsione da parte del Corpo».