Fact checking
La mia mozione di sfiducia è più lunga della tua
Alessandro D'Amato 15/12/2015
Non una, non due, non tre ma ben quattro diconsi quattro mozioni di sfiducia per la Boschi e per il governo presentate da M5S e centrodestra, siòre et siòri. A cosa porteranno? A niente. Ma almeno abbiamo fatto un po’ di caciara. Se non sai fare politica, almeno qualcosa devi fare no?
Ieri il MoVimento 5 Stelle ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Maria Elena Boschi, ministro per le riforme del governo Renzi. Come abbiamo visto, la mozione è scarsamente argomentata e, visto che è stata presentata alla Camera dove la maggioranza che sostiene il governo è più ampia, non ha alcuna probabilità di essere accolta. Oggi Matteo Salvini ha annunciato su Facebook che la Lega avrebbe presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Renzi; poco dopo un comunicato di Forza Italia faceva sapere che la mozione sarà presentata da tutto il centrodestra e sia alla Camera che al Senato. Subito dopo l’annuncio del centrodestra, il MoVimento 5 Stelle ha fatto sapere che presenterà la mozione di sfiducia nei confronti della Boschi anche al Senato. Nel frattempo anche Giorgia Meloni è corsa a metterci il cappello: “Forza Italia e Lega Nord hanno accolto la proposta di Fratelli d’Italia di presentare insieme una mozione di sfiducia al presidente del Consiglio Renzi: è un’ottima notizia e un bel segnale di unità. Oggi rinnovo il mio appello a tutte le altre opposizioni presenti in Parlamento: firmate la nostra mozione. Perché mandare a casa questo governo di servi delle lobby e delle banche deve essere la priorità di tutti, senza distinzioni”, ha fatto sapere la presidente di Fratelli d’Italia. E ora che l’inseguimento tra Bip Bip e Willy il Coyote è terminato, che succederà?
La mia mozione di sfiducia è più lunga della tua!1!
Niente. A meno di clamorosi capovolgimenti dell’ultima ora il governo e la maggioranza sono attualmente compatti sulla questione del decreto Salva Banche. Le imputazioni a carico della Boschi sono labili, visto che gli stessi 5 Stelle alla fin fine parlano solo di motivi di opportunità mentre Salvini, con rara miseria umana, cerca da qualche giorno di mettere in carico al governo il suicidio di Luigino D’Angelo mentre la storia delle obbligazioni subordinate si fa ogni giorno più oscura e probabilmente soltanto la magistratura chiarirà alla fine chi ha venduto il prodotto finanziario al pensionato di Civitavecchia e cosa è accaduto nell’occasione. Di certo l’opzione del centrodestra ha più senso di quella dei grillini: sottolineare le colpe del governo, che ha agito tardi rispetto a quando era necessario e dopo aver per l’ennesima volta piegato la testa di fronte all’Unione Europea accantonando la prima soluzione approntata da Bankitalia (che prevedeva l’utilizzo del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, con un metodo comunque discutibile) e poi ha dato dopo la colpa a Bruxelles con argomenti risibili come quello dei precedenti tedeschi e spagnoli, andati in scena però prima del Bail In e della Brrd (e i governi avrebbero avuto tutto il tempo per intervenire nel caso delle quattro banche). Ma una mozione di sfiducia ha effetti diversi e diversificati di cui probabilmente l’opposizione ha tenuto conto prima di presentarla. Innanzitutto, la diretta televisiva che probabilmente garantirà molta visibilità e la possibilità di fare sceneggiate anche a chi ha già cominciato a farne. E poi consentirà di mettere sulla graticola un bersaglio grosso (Maria Elena Boschi), odiatissimo in quanto considerato vicino al presidente del consiglio.
Figliolo, una volta qui era tutta campagna elettorale
Insomma, come in altre occasioni anche stavolta gli strumenti delle istituzioni vengono utilizzati per fare propaganda politica. E anche se per assurdo una delle due mozioni dovesse essere accolta, non cambierebbe di una virgola la situazione di obbligazionisti e azionisti delle quattro banche. In Italia si continua da una parte a rimandare i problemi e a intervenire tardi e male, e dall’altra a fare propaganda elettorale senza senso invece di costruire alternative politiche. La scelta, davvero, è tutta qui.