La donna morta di tumore al seno perché si è fidata del “guru” naturopata

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-13

Una donna siciliana è arrivata in fin di vita al CRO di Aviano per tentare di curare un tumore al seno. Purtroppo era troppo tardi perché a lungo la paziente si era affidata alle “cure” di un esperto di medicina alternativa che la curava con il metodo Hamer e i fiori di Bach

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Una donna di 47 anni, di origine siciliana, è morta a causa di un tumore al seno perché aveva deciso di affidarsi alle cure “alternative” della “medicina non ufficiale” proposte da un naturopata. Come accade sempre in questi casi però le cure alternative non hanno nessun effetto benefico o terapeutico. La donna se ne è accorta quando purtroppo era già troppo tardi. A raccontare la drammatica vicenda è Massimiliano Berretta, oncologo del CRO (Centro di riferimento oncologico) di Aviano (Pordenone) al quale la donna si era rivolta quando era ormai in fin di vita.

Il guru naturopata? “Un lupo travestito da agnello”

Il caso risale al 2016, la donna dopo essere stata ricoverata al Pronto Soccorso ad un passo dalla morte si è rivolta a Berretta per chiedere aiuto. Il quadro clinico della paziente era però troppo compromesso. Sono parole disperate quelle che la donna ha rivolto all’oncologo di Aviano quando nella sua mail racconta di essersi affidata ad un naturopata che “conosceva da anni” ma che si era rivelato essere “un lupo travestito da agnello”. Il guru infatti aveva stabilito che per curare un carcinoma alla mammella (una forma tumorale per la quale ci sono ottime possibilità di guarigione con la chemioterapia) sarebbe stato meglio utilizzare forme di medicina “non convenzionale”.

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Berretta racconta che nella mail la paziente le ha raccontato che il naturopata “praticava radioestesia, fiori di Bach, metodo Hamer“. Tutto fino a debilitare fortemente l’organismo della donna che quando si è rivolta al medico di Aviano era “in fin di vita, dolorante, con problemi respiratori, debilitata e sottopeso di 10 chili. Sono precipitata da 42 a meno di 30 in qualche settimana”. La malattia nel frattempo aveva continuato a progredire. Le cure “alternative” non solo non avevano portato alla guarigione ma non avevano nemmeno “tenuto a bada” il cancro né tanto meno evitato che la paziente soffrisse inutilmente. Quando la donna è stata ricoverata ad Aviano era ormai troppo tardi.

Perché le terapie alternative sono un ostacolo alla guarigione

Il problema dei trattamenti non convenzionali, spiega Berretta, non è che sono nocive ma che rischiano di distogliere il paziente da terapie di comprovata efficacia. Spesso infatti i “guru” sono soliti spiegare che se la medicina alternativa non funziona è perché il paziente sta seguendo di pari passo anche le prescrizioni del medico curante. A volte invece è il paziente ad affidarsi completamente nelle mani di questi moderni stregoni che lasciano intendere che solo la medicina alternativa può curarli, magari raccontando che è la chemioterapia a “creare il cancro” e a far ammalare le persone che altrimenti guarirebbero spontaneamente. Di fronte alle lusinghe di chi promette una guarigione miracolosa e senza sofferenze c’è chi – preso dalla disperazione – è disposto a crederci.

cancro al seno omeopatia
Il caso di una donna che si è affidata ai “rimedi naturali” per combattere il cancro al seno (Credits: No alle Pseudoscienze via Facebook.com)

Ma le medicine “alternative” non hanno solo l’effetto collaterale di allontanare il paziente dalle cure mediche. In alcun casi sono le stesse pratiche “alternative” ad interferire con le cure. Berretta aggiunge che “l’aloe può compromettere l’attività terapeutica di ciascuna sostanza, con il risultato di una riduzione o talvolta di un potenziamento del suo effetto che nei casi più gravi può giungere sino all’intossicazione”. Già alcuni anni fa avevamo raccontato su neXt Quotidiano il caso di una donna che aveva deciso di curare il cancro al seno ricorrendo a all’aloe arborescens. Qualche tempo fa è salito alla ribalta delle cronache il caso di Germana Durando, la dottoressa hameriana che “curò” una malata di cancro con l’omeopatia e che – dopo averne cagionato la morte – è stata condannata in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione. Lo studio Use of Alternative Medicine for Cancer and Its Impact on Survivalpubblicato sul JNCI: Journal of the National Cancer Institute prende in esame proprio questa categoria di pazienti. E ha scoperto, come riporta ArsTechnica, che nella manciata di casi (appena 281 tra il 2004 e il 2013) di pazienti che si sono curati esclusivamente con le medicine alternative la possibilità di morire a cinque anni dall’inizio del “trattamento” è dalle 2,5 alle 5,7 volte maggiore che per coloro che si sono curati con la chemioterapia, la radioterapia o la chirurgia.

 

Foto copertina via Fondazionecro.org

 

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