La difesa per Salvini è sempre legittima… se a sparare è uno della Lega (e a morire un immigrato)

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-07-21

Non sappiamo neppure ancora l’esatta dinamica dei fatti, ma Salvini si è improvvisato già giudice assolvendo l’assessore di Voghera e condannando la vittima

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Immaginatevi per un attimo la scena. A Voghera, al termine di una banale lite in un bar, un immigrato di 39 anni di origine marocchina tira fuori una pistola calibro 22 e spara a un assessore leghista, uccidendolo.

Dopo cinque minuti le bacheche di Lega e Fratelli d’Italia vengono inondate di post, tweet, video, slogan in CAPS LOCK con le foto dell’assassino, da “condannare a morte senza processo” o “far marcire in galera” e, insieme a lui, indiscriminatamente, decine di migliaia di immigrati venuti qui per annientare la nostra civiltà, in un tribunale social apparecchiato per l’occasione nel quale la corte ha la fattezze della “Bestia”, mentre @napalm51 o @fragolina_cuore79 vestono i panni del tribunale popolare.

Nel giro di dieci minuti le prime pagine dei giornali razzisti e sovranisti aprono con titoli a caratteri cubitali che recitano: “Bastar** immigrati”, “È colpa della Boldrini e Saviano”. “Ci ammazzano a casa nostra”.

In mezz’ora l’assessore ucciso è già diventato un martire della patria, un eroe italiano caduto per difendere l’Italia dall’invasione straniera e il suo sacrificio un simbolo dell’Occidente occupato e culturalmente sottomesso.

E invece no.
Invece accade che a sparare – e a uccidere – sia stato l’assessore leghista, e a morire l’immigrato.

E allora la notizia si trova a malapena sul fondo delle homepage dei “giornaloni” di destra, la vittima viene presentato come un pericoloso criminale e l’assessore come un eroe che ha salvato i suoi cittadini a rischio della propria. E a nessuno viene in mente di chiedersi cosa ci faceva un assessore alla Sicurezza con una pistola in mano in un bar, come se fosse un particolare tutto sommato trascurabile, un dettaglio di secondaria importanza che rischia di rovinare l’immagine di una specie di vendicatore della notte senza macchia la cui unica colpa è quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il leader della Lega Matteo Salvini, come un avvoltoio, si getta sulla notizia e, sulla base di un paio di titoli letti sullo smartphone, senza che ancora si conosca neppure l’esatta dinamica dei fatti, ha già emesso la sua sentenza: “Altro che Far West, è legittima difesa” dichiara, senza una parola – una sola – di pietà o di compassione per l’uomo ucciso, assolvendo l’uccisore nei tre gradi di giudizio senza neppure l’istruttoria e con formula piena.

E allora, ecco, a me questa idea di propaganda sulla pelle delle persone, questo modo tossico, fazioso, di fare e intendere la politica, questa capacità bulimica, spregiudicata di non fermarsi davanti a nulla, mette letteralmente i brividi. E dovrebbe metterli a chiunque – destra e sinistra senza distinzioni – abbia conservato un briciolo di rispetto per lo Stato di diritto, per la giustizia, per la dignità, per la Politica, quella con la P maiuscola, capace di fare un passo indietro. E per un attimo, solo per un attimo, tacere.

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