La corsa solitaria di Luigi Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-18

Alla fine il vincitore designato potrebbe essere anche l’unico candidato di peso per il premier designato dal M5S. Perché gli altri hanno paura

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Alla fine Luigi Di Maio potrebbe davvero finire per essere l’unico candidato vero alla poltrona di premier designato del MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni. Mauro Favale su Repubblica ci fa sapere che Roberto Fico, unico sfidante di peso dopo il forfait di Di Battista, avrebbe rinunciato mentre non ci sarebbero altri parlamentari pronti a provarci:

Un po’ poco per il deputato napoletano che da settimane sta valutando se sfidare direttamente Di Maio di cui ha contestato più di una volta la linea (l’ultima sui migranti). «Ma non faccio la comparsa», dice ai parlamentari che gli sono più vicini. E poi, è al momento la linea del deputato, «lasciare Di Maio candidato unico segnalerebbe con evidenza il nostro dissenso».
Un rischio calcolato per la Casaleggio: «Se nessuno si farà avanti — dicono dalla Comunicazione — è perché non si sente all’altezza di competere». E mentre a Milano stanno cercando di convincere a partecipare alla corsa in qualità di sparring partner dello scontato vincitore un paio di parlamentari (in primis Barbara Lezzi e Nicola Morra) e qualcuno tra consiglieri regionali uscenti ed ex candidati (Mattia Calise che nel 2012 era in campo alle Comunali di Milano), Grillo, da parte sua, avrebbe provato ancora a convincere Fico. «Ma se mi candidassi — è il ragionamento del deputato — al primo punto del mio programma porrei la separazione tra premiership e leadership».


E così, Di Maio, alla fine potrebbe restare l’unico candidato di peso in campo, con un altro rischio: quello di una bassa partecipazione al voto.

Al momento non si sa nemmeno quando i 130.000 mila iscritti certificati al blog di Grillo, gli unici che hanno il diritto di voto, potranno esercitarlo. Nelle precedenti consultazioni la media di click si aggirava tra i 30 e i 40 mila. Scendere sotto sarebbe un altro colpo per il vincitore, a quel punto doppiamente azzoppato dall’assenza di sfidanti e dallo scarso coinvolgimento della base. A Roma, per dire, i componenti dei “Tavoli” che hanno contribuito a scrivere il programma della candidata Virginia Raggi (per poi criticarne la gestione in questi mesi), hanno fatto sapere che «gradirebbero primarie vere, con candidature plurime e di peso» per evitare «l’ennesima votazione on line scontata e plebiscitaria».
Ma ormai il sentiero pare tracciato e pure Carlo Sibilia, un altro dei potenziali sfidanti di Di Maio, ieri ha augurato «in bocca al lupo a chiunque avrà deciso di candidarsi», richiamando, però, il Movimento delle origini: «Chiunque di noi sarà scelto dalla rete ha già una strada tracciata ben chiara: si chiama programma. Questa persona sarà un pezzo di un’orchestra dove il direttore è il popolo».

Insomma, gli altri hanno paura di proporsi come candidati in una competizione che ha già un vincitore. E fanno bene, visti i precedenti.

Leggi sull’argomento: Il casting del candidato premier M5S

 

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