La corsa ai beni-rifugio per il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-25

La corsa al bene rifugio per eccellenza si è scatenata fin dal primo mattino. Gli analisti tecnici non vedono più grandi ostacoli al rally, che presto potrebbe portare l’oro a riconquistare la soglia dei 1.700 dollari l’oncia. Il balzo del VIX, ovvero l’indice della paura

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Il Sole 24 Ore spiega oggi che il rischio di recessione mondiale per il Coronavirus sta modificando gli investimenti dei risparmiatori ed è in atto una corsa ai beni-rifugio per gli investimenti:

La corsa al bene rifugio per eccellenza si è scatenata fin dal primo mattino, quando erano aperti solo i mercati asiatici, spingendo le quotazioni in rialzo di oltre il 2% vicino a 1.690 dollari l’oncia, il massimo da gennaio 2013. Gli analisti tecnici non vedono più grandi ostacoli al rally, che presto potrebbe portare l’oro a riconquistare la soglia dei 1.700 dollari l’oncia. Il metallo giallo è salito addirittura al record storico nella divisa europea (a 1.560,39 euro l’oncia) e in quella britannica (1.308, 45 sterline /oncia). La ricerca di beni rifugio ha premiato anche l’argento, salito fino a 18,90 $/oncia, ma non il platino.

CORONAVIRUS INDICE DELLA PAURA
Coronavirus, il balzo dell’indice della paura (Il Sole 24 Ore, 25 febbraio 2020)

Male invece tutte le commodies più “cicliche”. Il petrolio, particolarmente sensibile ai timori sulla crescita, ha accusato perdite superiori al 5%, che hanno respinto il Brent sotto 56 dollari al barile e il Wti sotto 51. Il rame, altro importante barometro dell’economia globale, è sceso a 5.680 dollari per tonnellata al London Metal Exchange dopo un ribasso di quasi il 2%, mentre lo zinco, impiegato in siderurgia, è crollato ai minimi da giugno 2016. Nemmeno il palladio superstar – metallo prezioso ma impiegato soprattutto nelle marmitte delle auto – è riuscito a sottrarsi all’ondata di vendite: le quotazioni hanno perso quasi il 4%,

Nel grafico invece si vede il balzo del Vix, o indice della paura, in questi giorni: la volatilità dei mercati azionari misurata dal volatility index o Vix (noto anche con l’appellativo di indice della paura) è tornata ai livelli di gennaio 2019. Allora gli investitori scontavano il rischio di un rallentamento dell’economia globale per effetto della guerra dei dazi. Oggi gli investitori temono una frenata dell’economia globale per via delle misure varate dalla Cina e altri Paesi tra cui l’Italia per contrastare la diffusione del Coronavirus.  Domenica al G20 il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco ha parlato di un possibile abbattimento dello 0,2% del Pil, aggiungendo che «se non si vedranno rapidamente gli effetti di una ripresa a V in seguito al Coronavirus allora sarà necessario agire in modo coordinato». Ieri una stima puntuale sul Pil del primo trimestre è invece arrivata da Oxford Economics: – 0,1% nello scenario conservativo di non diffusione dei contagi fuori dalle quattro province di Pavia, Lodi, Cremona e Milano, che pesano per il 13% del Pil nazionale e il 2% dell’Euro area. Se si avverasse questa previsione sarebbe recessione tecnica. Anche Ref. ha diffuso un aggiornamento sulla congiuntura, riferendo degli effetti diretti sull’export e quelli indiretti sulle catene di produzione che legano la manifattura italiana a quella cinese. Tra le tante indicazioni di Ref. una colpisce e riguarda la mobilità e il turismo internazionale: l’Italia con 5 milioni di pernottamenti all’anno è la prima meta europea per i turisti cinesi, e una delle conseguenze più forti del Covid-19 è immaginata proprio su questi arrivi.

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