Economia
La centrale geotermica e il lago di Bolsena
neXtQuotidiano 27/12/2019
Da almeno otto anni esiste un progetto pilota per una centrale da 5 megawatt a Castel Giorgio, al confine fra Umbria e Lazio. Un impianto dal costo iniziale di 30 milioni di euro ideato dalla italo-austriaca Itw&Lkw Geotermia Italia Spa, che conta poi su 9 milioni l’anno per 25 anni (incentivi con fondi Ue)
Vincenzo Bisbiglia sul Fatto Quotidiano oggi racconta una storia che riguarda il lago di Bolsena e una centrale geotermica
Da almeno otto anni esiste un progetto pilota per una centrale da 5 megawatt a Castel Giorgio, al confine fra Umbria e Lazio. Un impianto dal costo iniziale di 30 milioni di euro ideato dalla italo-austriaca Itw&Lkw Geotermia Italia Spa, che conta poi su 9 milioni l’anno per 25 anni (incentivi con fondi Ue). La differenza essenziale fra l’impianto “sperimentale” e quelli tradizionali è che in questo caso l’anidride carbonica prodotta verrebbe reimmessa nel sottosuolo. E questo spaventa i comitati del territorio. Secondo una pubblicazione del geologo Gianluca Vignaroli sulla rivista scientifica Tectonophysics, “è legittimo presumere che travasando in modo permanente grandi quantità di fluidi da un compartimento ad un altro senza che fra essi vi sia continuità idraulica, si crei depressione in uno e pressione nell’altro”.
Così “si favoriscono i movimenti delle faglie innescando terremoti” e “il travaso permanente facilita inoltre la risalita di fluidi geotermici (cancerogeni) verso l’acquifero superficiale”. “Il che non significa che tutta la geotermia sia da condannare”, specifica Georg Wallner professore di Fisica all’Università di Monaco di Baviera, da anni residente a Montefiascone (Viterbo): “È in questo specifico territorio,per lasua conformazione, che tale pratica si presenta dannosa”. Eppure il progetto ha ottenuto la valutazione d’impatto ambientale dal governo nel 2014, sulla base di una relazione affidata a una commissione composta da un astrofisico (relatore), un avvocato, e un geologo specializzato in ghiacciai alpini. Dopo un primo stop dall’esecutivo presieduto da Paolo Gentiloni, il governo Conte a trazione gialloverde ha dato il suo ok, anche pressato da possibili azioni legali dei privati interessati. Contro il provvedimento pendono ora ben 4 ricorsi al Tar del Lazio.
E c’è anche un altro problema per la salute del lago:
IN ATTESA DI CAPIRE come finirà con la geotermia, da almeno tre anni ogni giorno nel lago di Bolsena finiscono ettolitri di acque fognarie non filtrate. Un pericolo concreto per un bacino idrico prezioso rispetto alle falde ricche di arsenico. Il collettore che unisce gli otto Comuni lacuali, infatti, è formato da 20 stazioni di sollevamento che, non funzionando correttamente, sversano quasi costantemente nel lago. Quel poco che giunge a destinazione, poi, finisce nel depuratore di Marta, anch’esso rotto, per poi confluire nell’omonimo fiume che sfocia nel Tirreno, all’al tezza di Tarquinia. In tre anni la Regione Lazio ha stanziato ben 2,8 milioni (727 mila euro già liquidati) a una ditta specializzata in pittura e lavori edili, che non ha mai risolto il problema.
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