Opinioni
La casa di campagna di Antonio Ingroia sequestrata
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-03-20
La Guardia di Finanza ha sequestrato una casa di campagna dell’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, indagato per peculato. Nei giorni scorsi il gip, su richiesta della Procura, aveva disposto il sequestro preventivo per equivalente di 151mila euro dell’ex magistrato. La decisione di disporre il sequestro dell’immobile, che si trova a Calatafimi, nasce dal fatto […]
La Guardia di Finanza ha sequestrato una casa di campagna dell’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, indagato per peculato. Nei giorni scorsi il gip, su richiesta della Procura, aveva disposto il sequestro preventivo per equivalente di 151mila euro dell’ex magistrato. La decisione di disporre il sequestro dell’immobile, che si trova a Calatafimi, nasce dal fatto che il denaro presente sui conti correnti dell’indagato non sarebbe sufficiente a “coprire” la totalità della somma sequestrata dal gip. Il provvedimento determina l’impossibilità di vendere la casa.
Appesa la toga al chiodo e tentata, senza fortuna, la strada della politica, con il flop elettorale alle Politiche del 2013 con la sua lista Rivoluzione Civile, Ingroia venne nominato dall’ex governatore siciliano Rosario Crocetta liquidatore di Sicilia e-servizi, società in house della Regione a capitale interamente pubblico. Una precisazione importante questa che spiega perché all’ex magistrato si contesti il peculato, reato attribuibile solo ai pubblici ufficiali. Per tre mesi, nel 2013, Ingroia ricopre l’incarico di liquidatore, ma invece di chiudere la baracca ottiene utili per circa 150mila euro. Un successo? Per lui sì evidentemente, visto che, bypassando l’assemblea dei soci, si liquida in pieno conflitto di interessi un’indennità di risultato di 117mila euro. Oltre all’aspetto dell’autoliquidazione, i pm puntano il dito contro l’ammontare dell’indennità. La legge, infatti, stabilisce che non possa essere superiore al doppio dello stipendio annuo lordo del manager. Stipendio fissato per Ingroia in 50mila euro, ma che per il 2013, avendo lavorato solo tre mesi, era di molto inferiore. Peraltro la somma intascata dall’ex manager – il neogovernatore Nello Musumeci non l’ha confermato – riduce l’utile della società informatica della Regione a poco più di 33mila euro. Nel conto di Ingroia, insomma, finisce poco meno dell’80% degli utili della società. Gli inquirenti starebbero valutando anche gli anni successivi al 2013 quando, da liquidatore, Ingroia diventa amministratore unico della Sicilia e-Servizi, carrozzone regionale mai dismesso. Sotto inchiesta, poi, finiscono anche rimborsi per spese di viaggio per 37mila euro. Dovuti solo per i trasporti, diceva una norma regionale, estesi a vitto e alloggio da Ingroia con una delibera che lui stesso ha firmato.
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