La badante albanese e la tessera della Lega per la residenza e la casa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-20

«Ho chiesto aiuto al Comune per avere la residenza anagrafica o la casa popolare ma l’assessore Viale mi ha consigliato prima di fare la tessera alla Lega. Non ho ottenuto nulla e rivoglio i soldi indietro»

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Terezina Shani, ha 62 anni e in realtà, anche se è nata in Albania, è cittadina italiana dal 1997 e ha raccontato una storia molto curiosa all’edizione genovese di Repubblica: «Ho chiesto aiuto al Comune per avere la residenza anagrafica o la casa popolare ma l’assessore Viale mi ha consigliato prima di fare la tessera alla Lega. Si vede che per iscriversi il “prima gli italiani” non conta così tanto».

La badante albanese costretta a fare la tessera della Lega per la residenza e la casa

Ma la parte più curiosa della vicenda raccontata da Terenzina è che fare la tessera della Lega non le è servito a nulla e per questo vuole indietro i 10 euro: «In mattinata andrò nella sede della Lega di via Macaggi per riconsegnare la tessera e farmi restituire i 10 euro di quota, tanto ho visto che non è servito a nulla. Ci sono già andata oggi (ieri per chi legge, ndr) ma non c’era il signor Dario Pignatelli (il consigliere comunale, ndr) che è lui ad avermi registrato, il 3 dicembre, e incassato i soldi». Terenzina parla di Giorgio Viale, assessore al personale del comune di Genova. La storia della signora Shani inizia molto tempo fa, nel 1995, quando, tre anni dopo il suo arrivo in Italia, si trasferisce a Genova. Dopo un matrimonio e un sofferto divorzio, Terezina inizia a lavorare come badante di anziani presso alcune famiglie genovesi, alcune anche molto note.

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Il Comune aveva deciso di chiudere l’anagrafe per clochard, persone bisognose, ma anche per soggetti non in carico ai servizi sociali che temporaneamente – badanti, divorziati in difficoltà –hanno necessità di una residenza formale per ricevere notifiche, atti, posta e anche comunicazioni di natura sanitaria. Oggi si può ottenere la residenza anagrafica dopo essere passati dai consultori ma non si ha diritto ad una casella postale, «mi hanno detto – aggiunge Terezina Shani –»che se la voglio devono andare alle Poste e pagare 100 euro”.

La signora Shani ha iniziato ad andare in Comune: «Il 3 dicembre – racconta – mi sono avvicinata ad un signore giovane, l’assessore Giorgio Viale. Gli ho spiegato quale era il mio problema e lui mi ha detto che se volevo un aiuto mi consigliava di fare la tessera della Lega. E io sono subito andata a farla, quello stesso giorno. Ho ottenuto un appuntamento con l’assessore Fassio il 17 dicembre». Quel giorno Terezina si presenta a Tursi.

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«Sono riuscita a parlare con la signora Fassio grazie anche all’interessamento dei consiglieri del Pd Pandolfo e Terrile – ma l’assessora mi ha detto che per la casa non avevo speranza e che mi conveniva tornare in Albania! Ma come, io sono cittadina italiana, ho un lavoro, non sono mica in carico ai servizi sociali».  In merito, l’assessora Fassio, sentita da Repubblica spiega: “La signora mi ha chiesto della casa popolare. Le ho detto che non sono io l’assessore di riferimento, ma non c’entra. Per me non ha i requisiti per essere ai primi posti in graduatoria”.

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