Il Presidente Juan Orlando Hernandez ha reso l’Honduras la “Repubblica dei narcos”?

di Armando Michel Patacchiola

Pubblicato il 2019-08-08

Migliaia di persone sono scese in piazza a Tegucigalpa, la capitale e la città più popolosa dell’Honduras e nelle altre città del Paese per ottenere le dimissioni del Presidente honduregno Juan Orlando Hernandez

article-post

Migliaia di persone sono scese in piazza a Tegucigalpa, la capitale e la città più popolosa dell’Honduras e nelle altre città del Paese per ottenere le dimissioni del Presidente honduregno Juan Orlando Hernandez. Juan Orlando Hernandez, spesso chiamato JOH, nei giorni scorsi ha negato di aver usato i soldi provenienti dal narcotraffico per finanziare la sua campagna presidenziale del 2013, poi vinta e confermata non senza episodi di violenza e polemiche nelle elezioni generali del 2017, dove Hernandez ha partecipato con il partito nazionale dell’Honduras. In sostanza contraddicendo quanto sancito dai giudici americani, che hanno trovato legami per 1.5 milioni di dollari. Il governo degli Stati Uniti può essere considerato uno dei maggiori sostenitori di Hernández. L’Honduras è considerato infatti un Paese strategico per gli americani, soprattutto per quel che riguarda il contrasto al traffico di stupefacenti, e per questo versa milioni di dollari per garantirsi la sicurezza. Nel 2017 Hernandez è stato ammesso come candidato grazie a una deroga appositamente concessa dalla Corte Suprema che lui stesso aveva nominato. Questo nonostante la costituzione dell’Honduras, varata nel 1982, prevedesse espressamente che in nessun caso sia possibile un secondo mandato presidenziale, disponendo altresì dure pene a chi violi o voglia modificare questa norma. Non si tratta di un argomento qualsiasi. Quando ancora era segretario del Partito Nazionale Hernandez utilizzò questo tema contro l’allora presidente Manuel Zelaya, destituito nel 2009 e vittima del primo colpo di stato del 21esimo secolo. Tra le motivazioni c’era infatti l’accusa di voler cambiare queste regole democratiche.

Honduras, affari loschi alle elezioni generali del 2013

I maggiori problemi dell’attuale Presidente dell’Honduras risalgono alla precedente tornata elettorale, nel 2013, quando nell’unico turno Hernandez si confrontò con quattro sfidanti, tra cui Xiomara Castro, moglie di Manuel Zelaya, sconfitta di misura con appena 250 mila voti di scarto. Nonostante le numerose accuse di brogli, le elezioni furono comunque ritenute regolari. Tra gli altri scandali più clamorosi che contraddistinsero le elezioni del 2013 c’è quello emerso alcuni anni più tardi, che vide coinvolti alcuni importanti esponenti del Partito Nazionalista, accusati di aver distratto più di 300 mila dollari (poco più di 267 mila euro) all’Istituto Honduregno di Sicurezza Sociale (IHSS), un’istituzione paragonabile all’italiana Inps. Come riferisce anche El Pais, nel 2015 Hernandez ammise di aver ricevuto denaro da fonti corrotte, ma di non esser stato cosciente della provenienza di quei fondi. Al tempo l’Honduras è stato definito come un Paese in cui le cure mediche e le medicine latitavano, e con un tasso di mortalità alto. Sottrarre fondi a un settore sotto finanziato ma nevralgico per la vita pubblica fu considerato un atto ancor più vile. Tanto che si levarono feroci proteste in tutto il Paese.

honduras parlamento europeo

Le nuove accuse: i proventi dei traffici della droga per finanziare le elezioni del 2013

In questi giorni sono emerse nuove irregolarità sulle elezioni del 2013. Le nuove accuse sono giunte proprio dagli Stati Uniti, il Paese dove il presidente Hernandez ha studiato, e dove uno dei suoi sette fratelli, il quarantenne Juan Antonio (Tony), a novembre, è stato arrestato con l’accusa di aver importato tonnellate di cocaina negli Stati Uniti dal 2004 al 2016. Un’accusa che ha trovato riscontro in molti documenti della Dea, il dipartimento antidroga degli Stati Uniti. Secondo alcuni documenti resi pubblici da uno dei tribunali federali di New York, Tony Hernández e l’ex narcotrafficante Devis Leonel Rivera Maradiaga, una delle gole profonde che ha tirato in ballo la famiglia Hernandez, avrebbero fatto da intermediari tra il presidente honduregno e l’organizzazione di narcotrafficanti dei Los Cachiros, tra il 2013 e il 2014. A fare capo della cupola sarebbe stato proprio l’attuale presidente dell’Honduras, accusato di cospirazione assieme a suo fratello e ad altri funzionari di alto livello, incluso al suo predecessore Profirio Lobo, sua moglie,anche lei arrestata, e a suo figlio Fabio, finito in carcere negli Stati Uniti nel 2017. Secondo quanto scritto nel documento, lungo 49 pagine, la cupola sarebbe stata ideata per mantenere il potere nelle mani dell’attuale presidente, e i proventi del traffico di droga, elargiti anche attraverso contratti governativi a società di facciata, avrebbero avuto un ruolo chiave nel sistema. Nel documento delle autorità newyorkesi si parla infatti di regali a politici e bustarelle a quattro zeri in cambio di protezione ai narcotrafficanti. L’ufficio del presidente dell’Honduras ha dichiarato via Twitter che Hernández «nega categoricamente le accuse false e perverse».

Ma va specificato che molte delle accuse sono state fatte dal procuratore di New York, in base a testimonianze di spacciatori, ma anche di documenti di altra natura. Honduras: dal 2009 la situazione è peggiorata. Negli ultimi mesi anche il Parlamento Europeo ha espresso preoccupazione per la situazione degli ultimi dieci anni dell’Honduras, che ha trasformato il Paese in «uno dei Paesi più violenti e pericolosi al mondo», in cui le poche risorse vengono destinate ad accrescere la forza dell’esercito, che fa capo al Presidente della Repubblica. Ismael Moreno, direttore della Squadra di Riflessione, Investigazione e Comunicazione della Compagnia di Gesù in Honduras (ERIC) ha recentemente dichiarato alla BBC che in Honduras oramai si ha «la personificazione del colpo di stato in un individuo che ha fortemente concentrato il potere e militarizzato il Paese, dando una risposta militare a qualsiasi tipo di protesta sociale». Nel 2009 il Banco Mondiale ha inserito l’Honduras in seconda posizione tra i paesi più poveri al mondo, e negli anni la situazione è ancor più peggiorata.

Quando l’Honduras venne definita la «Repubblica delle Banane»

La storia dell’Honduras è contraddistinta da numerose fasi dittatoriali più o meno velate e golpe militari. Gli Stati Uniti da sempre influiscono nella storia dell’Honduras, soprattutto per quanto riguarda gli interessi strategici dell’area. Dal 1982, anno dell’ingresso della nuova costituzione, ad oggi, sei presidenti sono stati eletti tra gli esponenti del Partito Liberale, di centro sinistra, e quattro, compreso l’attuale Juan Orlando Hernandez, sono stati eletti per nel Partito Nazionale, di centro destra. Non è la prima volta che chi si occupa di rappresentare la sovranità dell’Honduras viene colpito da sospetti di corruzione: non a caso l’onomaturgo O. Henry nel suo libro Cabbages and Kings, nei primi anni del 1900, coniò il termine «Repubblica delle Banane» proprio riferendosi alla situazione del piccolo paese centroamericano per sottolinearne i legami dell’economia, prevalentemente basata sulla coltivazione della frutta, e le ingerenze delle multinazionali americane sulla politica del Paese.

Leggi sull’argomento: La Lega chiude la crisi e apre alle vacanze (proprio quando lo spread…)

Potrebbe interessarti anche