Il Jobs Act di Renzi e i lavoratori di serie A, B e C

di dipocheparole

Pubblicato il 2014-12-29

Un paio di considerazioni sulla riforma del lavoro

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«Vogliamo che non ci siano più lavoratori di serie A e B!», sosteneva tracontante il presidente del Consiglio Matteo Renzi alla vigilia della presentazione del Jobs Act. Sarà felice dell’obiettivo raggiunto: grazie alla sua riforma, infatti, i lavoratori sono ancora più divisi in classi e alla serie A e B si è aggiunta anche la C. Il dualismo del mercato del lavoro che il governo intendeva rafforzare esce infatti rafforzato dall’approvazione dei decreti delegati. Valentina Conte su Repubblica ci racconta i nuovi e vecchi dualismi:

Basta leggere i primi due decreti attuativi per rendersene conto. Lavoratori post e pre 2015, giovani e anziani, nuovi e vecchi. Settore pubblico e privato. Aspi e Discoll, ammortizzatori per i garantiti e per i precari. Aziende grandi e aziende piccole. E ancora aziende grandi ed ex aziende piccole. Una babele di discrasie. Gli assunti del 2015 lo sperimenteranno a breve, sia giovani che costretti a cambiare lavoro e quindi contratto. Avranno meno tutele dei colleghi di scrivania, zero articolo 18, indennizzi al posto della reintegra (e anche più bassi degli attuali, specie se il licenziamento avviene nei primi anni).

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La fregatura del Jobs Act: perché licenziare conviene (da La Repubblica su dati UIL)

Ci sarebbe poi da ricordare che se nella querelle sui dipendenti pubblici e sulla loro licenziabilità avesse ragione Ichino, si aprirebbe un’altra dualità: quella tra i dipendenti oggi assunti, per i quali l’articolo 18 vale esattamente come per il privato, e i dipendenti assunti in futuro, per i quali l’articolo 18 non sarà valido. Infine, ricorda Repubblica:

Tutto da dimostrare il teorema renziano: meno cocopro, più contratti a tutele crescenti. Intanto perché i contratti precari (per ora) non sono stati cancellati. E ancora: statali contro dipendenti privati. I primi esclusi dalla riforma, anche se Renzi dice che se ne riparlerà a febbraio, «sarà il Parlamento a pronunciarsi», quando si discuterà la riforma Madia della Pubblica amministrazione. Aspi contro Discoll: la prima è l’assicurazione riservata ai lavoratori dipendenti che restano disoccupati, fino a 24 mesi, il secondo è l’assegno per i precari, fino a 6 mesi. Aziende grandicontro piccole: sotto i 15 dipendenti la reintegra non c’è mai stata e ora diminuisce anchel’indennizzo, in ogni caso sempre inferiorea quello delle big (massimo 6 mensilitàcontro 24). Infine il paradosso dei paradossi:le piccole imprese sotto i 15 che assumono e diventano grandi mantengono il regime delle piccole, dunque niente articolo 18 e mini indennizzo. Dualismi. Spaccature.

Nel dettaglio, ecco le descrizioni di NASPI, ASDI e DIS-COLL.

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