Jean-Paul Fitoussi vi spiega che ci vuole più socialismo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-22

L’economista spiega in un’intervista a Repubblica il paradosso di Trump idolo degli operai: nelle situazioni a rischio l’intervento dello Stato è decisivo e la lezione di Keynes sempre attuale

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Jean-Paul Fitoussi ha appena pubblicato “La neolingua dell’economia” (uscito il 3 ottobre in Italia da Einaudi) dedicato agli aspetti deteriori del capitalismo e oggi su Repubblica spiega in un’intervista rilasciata ad Eugenio Occorsio che nelle situazioni a rischio l’intervento dello Stato è decisivo e la lezione di Keynes sempre attuale. L’estratto che pubblichiamo parte da Donald Trump:

L’ultimo nome che ha citato resta il mistero più grande: un miliardario diventato il beniamino delle “tute blu”…
«Ma perché è riuscito a convincerle che l’insidia veniva dagli immigrati e dalla concorrenza internazionale sleale, come se gli americani non proteggessero la loro industria e la loro agricoltura. Nulla di più sballato. Eppure, guardando alla storia proprio in America troviamo il più fulgido esempio di soluzione alle crisi, sia quella degli anni ’30 che quella recente della finanza. Un massiccio intervento dello Stato ha risolto i problemi. Keynes allo stato puro».

Il nome di Keynes viene tirato fuori in continuazione, perfino dai sostenitori del capitalismo liberale. A sproposito?
«Eccome. Je suis socialiste, non mi toccate Keynes. La sua teoria era tanto semplice quanto vincente: lo Stato deve intervenire nell’economia quando i cittadini sono a rischio. Deve assumere quote nelle aziende, investire direttamente nelle infrastrutture, prendersi carico delle situazioni più disperate, migliorare anziché abbattere le garanzie sociali, i sussidi di disoccupazione, le certezze di tutela dalle pensioni alla sanità. Si chiama politica economica. Il capitalismo sul medio termine se ne avvantaggia perché alla fine viene salvaguardata la struttura del libero mercato, ma passando attraverso forti dosi di socialismo».

jean paul fitoussi

Non per abbassare il livello della discussione storica, ma la cronaca ci parla di acerrime controversie in Europa: quest’interventismo statale, del quale si avverte la necessità, deve passare attraverso le forche caudine di Bruxelles. Come fare?
«Infatti è sbagliata l’impostazione rigorista di cui, su input della Germania, è permeata la politica comunitaria. È la via più sicura verso l’implosione delle società capitalistiche. Occorre una radicale revisione dell’impostazione dell’Unione europea che permetta disavanzi pubblici più ampi per finanziare lo sviluppo futuro. Non dimenticate la lezione della Grecia, dove sono aumentati i suicidi e la mortalità infantile».

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