Indice Sintetico di Affidabilità: l’indicatore che ci fa pagare più tasse

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-11

L’Indice Sintetico di Affidabilità è una pagella che che stabilisce l’affidabilità fiscale del contribuente introdotta dall’Agenzia delle Entrate per «favorire l’assolvimento degli obblighi tributari e incentivare l’emersione spontanea di redditi imponibili»

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Milena Gabanelli dedica il suo Dataroom sul Corriere della Sera all’ISA, ovvero l’Indice Sintetico di Affidabilità. Una pagella che che stabilisce l’affidabilità fiscale del contribuente introdotta dall’Agenzia delle Entrate per «favorire l’assolvimento degli obblighi tributari e incentivare l’emersione spontanea di redditi imponibili». Come funziona? Un algoritmo calcola un punteggio basandosi sulle dichiarazioni dei redditi degli ultimi 8 anni e sugli studi di settore degli ultimi 10.

I coefficienti predeterminati dall’Agenzia delle Entrate sono immodificabili, come pure alcuni dati, anche se sono sbagliati, e gli esiti non sono sempre coerenti con l’attività esercitata. Può capitare infatti che l’indice di «insufficienza» aumenti nei casi in cui non dovrebbe, o che al contrario affidi un punteggio alto a soggetti borderline.

Esempi: una libera professionista che ogni anno ha dichiarato 50 mila euro e nel 2018 ne ha dichiarati 30mila perché è andata in maternità diventa anomala, così come la società che ha fatturato meno perché ha un immobile sfitto, oppure l’azienda che ha dovuto pagare 100mila euro di spese legali straordinarie. Anche un professionista con un contratto part time risulta anomalo, perché non raggiunge il reddito previsto dall’Agenzia delle Entrate calcolato sull’andamento degli otto anni precedenti. E pazienza se un contribuente nel 2018 ha cambiato datore di lavoro e incassa la metà rispetto al 2017.

ISA: indice sintetico di affidabilità indicatore difettoso ci fa pagare piu tasse
ISA: come funziona l’indice sintetico di affidabilità (Corriere della Sera, 11 novembre 2019)

Dataroom ha interpellato molti commercialisti e in diverse regioni italiane: è emerso che fra il 40 per cento e il 50 per cento dei contribuenti è passato dall’essere «congruo e coerente» nella dichiarazione dei redditi del 2018 a«insufficiente» in quella del 2019, o viceversa. Gli Isa riguardano 6 milioni di soggetti, fra imprese e partite IVA.

Per rimediare al voto negativo, nella dichiarazione dei redditi è prevista una voce che invita a pagare di più, e fornisce le cifre su cui fare il calcolo, a seconda del punteggio che vuoi raggiungere. Sulla somma aggiuntiva occorre ovviamente pagare tasse e Iva. Un sistema che da una parte rischia di vessare il contribuente onesto, dall’altra non«vede» l’incoerenza di quei contribuenti che decidono di pagare qualcosa in più per prendersi i benefici premiali, e non li concede a chi li meriterebbe; infine dà una scappatoia a coloro che utilizzano i crediti d’imposta con fatture false, e sono migliaia. Certo, quando ci sono di mezzo fatti penalmente rilevanti, la certezza dell’impunità non c’è.

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