Il raddoppio dell’IRES per il volontariato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-27

La decisione del governo tocca 6.220 tra enti, istituti e associazioni: dalla Croce Rossa ai centri di ricerca come l’Ieo e Humanitas, dal don Gnocchi alle federazioni dei disabili, dalle Misericordie alle scuole cattoliche alle piccole onlus

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“E’ giusto: se sei del terzo settore” enti “ecclesiastici e non” si “presuppone che tu non faccia utili visto che sei senza scopo di lucro. Noi tassiamo i profitti delle no profit mica tassiamo i soldi della beneficenza!”. Lo ha detto oggi la vice ministro all’Economia, Laura Castelli, stamattina al cronista dell’AGI che chiedeva un commento alle polemiche sul caso Ires per il no profit. Ma il no profit gli utili li deve reinvestire. Da sempre l’Ires, l’imposta sul reddito delle società che nel 2004 ha sostituito l’Irpeg (imposta sul reddito delle persone giuridiche), era ridotta alla metà per «istituti di assistenza sociale, società di mutuo soccorso, enti ospedalieri, enti di assistenza e beneficenza» e ancora «istituti di istruzione, di studio e sperimentazione di interesse generale senza fini di lucro». Un lungo elenco di soggetti che dal 1954 godeva di tassazioni agevolate e dal 1973 di un dimezzamento di imposta cancellati ora con un tratto di penna.

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La decisione del governo tocca 6.220 tra enti, istituti e associazioni: dalla Croce Rossa ai centri di ricerca come l’Ieo e Humanitas, dal don Gnocchi alle federazioni dei disabili, dalle Misericordie alle scuole cattoliche alle piccole onlus. A dare un’idea di quello che rischia di accadere è Luca Degani, presidente Uneba (raccoglie 350 fondazioni per servizi ai minori, anziani e disabili), che ne parla con Repubblica: «Una realtà come la Girola che con i proventi degli immobili ogni anno garantisce 150 borse di studio per orfani, vedendosi raddoppiare la tassazione da 200mila a 400mila euro, sarà costretta a tagliare: 50 ragazzi non avranno gli studi pagati e un futuro diverso. La Restelli di Rho che gestisce assistenza domiciliare per anziani, ad esempio, avrà 60mila euro in meno da spendere, significa meno assistenza per tutti. E l’associazione Arca che tra le altre attività garantisce 3mila pasti al giorno non potrà più farlo».

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