I veleni sulle intercettazioni di Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-04-23

Il Giornale parla oggi di una massiccia offensiva mediatico-giudiziaria con relativa pubblicazione di conversazioni telefoniche di contenuto imbarazzante ai danni del presidente del Consiglio. Il precedente del generale Adinolfi e la polemica sulle intercettazioni

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Voci «sempre più insistenti secondo le quali su Renzi si scatenerà una massiccia offensiva mediatico-giudiziaria con relativa pubblicazione di conversazioni telefoniche di contenuto imbarazzante». L’indiscrezione è attribuita dal Giornale in un articolo a firma di Anna Maria Greco a Giuliano Cazzola, economista ed ex deputato PDL. In attesa della prevedibilissima smentita, Il Giornale segnala che Cazzola sembra alludere, più che a fatti penalmente rilevanti, a espressioni «fuori dalle righe» che, come ai tempi della conversazione con il generale Adinolfi su Letta «incapace», possono far saltare gli equilibri politici. L’economista cita l’inchiesta di Potenza e ricorda anche che «Renzi non è un parlamentare e quindi per poterlo sottoporre a intercettazione valgono le medesime regole del caso Guidi».
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I veleni sulle intercettazioni di Renzi

La notizia, se così si può chiamare, è talmente frammentaria e fumosa da sembrare più un’ipotesi dello stesso Cazzola (o del Giornale, visto che probabilmente l’ex parlamentare finirà per smentirla) che una realtà vera e propria. D’altro canto è possibile, visto che il presidente del Consiglio ha già visto un caso del genere, che ci siano intercettazioni in cui rivolgendosi a qualcun altro dica qualcosa di imbarazzante. La volta scorsa, che risale a una notizia circolata nel luglio 2015, si parlava di intercettazioni del gennaio 2014. Era intercettato il telefono di Michele Adinolfi, comandante della Guardia di Finanza indagato nella storia di CPL Concordia, e Renzi si lasciava andare a una serie di confidenze che riguardavano Enrico Letta, Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi.

R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è governarlo da fuori…
A: Secondo me il taglio del Presidente della Repubblica
R : Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.
A: E allora?
R:L’unico problema è che … bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.
A: Sì sì, certo certo.
R: Quel l’altro 2015 vuole andar via e … Michele mi sa che bisogna fare quelli che… che la prendono nel culo personalmente… poi vediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nella squadra… a sminestrare un po’ di roba.
A: Sì sì, ho capito .
R: Purtroppo si fa così.
A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla e quindi che fai?

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In questo e in altri dialoghi registrati dalle intercettazioni, e che risalgono ai primi di gennaio 2014, Renzi, che nel frattempo aveva vinto le primarie ed era diventato segretario del Partito Democratico, disegnava una strategia abbastanza strana:

Dice infatti che vorrebbe mandare Letta al Quirinale ma bisogna aspettare agosto 2016, ovvero la data in cui Letta compirà 50 anni (il 20 agosto) per avere l’età giusta per diventare presidente della Repubblica. Ma il “numero uno” – cioè Napolitano – è contrario, perché vorrebbe andare via prima (si dimetterà all’inizio del 2015), e quindi non ci sono i tempi per la strategia disegnata da Renzi. Il quale da Adinolfi, che è amico di Letta e dello zio Gianni, riceve anche l’ok per il Quirinale a proposito di Enrico. L’intera storia finirà qualche tempo dopo, quando Renzi deciderà di mandare a casa Letta e prendere il suo posto.

Un video di ricostruzione sulle intercettazioni di Renzi (caso Adinolfi)

La polemica sulle intercettazioni

Intanto prosegue la polemica sulle intercettazioni dopo le uscite del premier e di Davigo. “Colpisce davvero che i dirigenti del Partito democratico reagiscano all’intervista del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Davigo con gli stessi toni e argomenti che un tempo caratterizzavano il centrodestra e che oggi non a caso vengono riproposti da Cicchitto e dai verdiniani”, dice Alfredo D’Attorre, dell’esecutivo di Sinistra italiana. “E’ un gruppo dirigente Pd geneticamente modificato, che appare sempre piu’ allergico al controllo di legalita’, progetta strette sulle intercettazioni telefoniche, mentre rinvia ogni intervento per correggere le norme sulla prescrizione dei processi -prosegue il deputato di Si-. Davigo ha detto ciò che la stragrande maggioranza dei cittadini percepisce e che solo la propaganda del governo nega: la corruzione aumenta e il senso di impunita’ di una certa cerchia politico-affaristica si rafforza, mentre il governo tutto fa tranne che dare segnali netti ed esemplari sul fronte della trasparenza”.

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