Umbria, l’intercettazione delle pressioni di Catiuscia Marini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-16

I quattro posti per assistente contabile già “prenotati”. Il giovane disabile che era stato bocciato alla selezione per le categorie protette chiede le dimissioni della presidente

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L’inchiesta sui concorsi ospedalieri della Regione Umbria truccati tocca la presidente Catiuscia Marini. In un’intercettazione che si trova agli atti si scopre che dei quattro posti per assistenti contabili nella categoria C (le cosiddette categorie protette) messi a concorso nel 2018 dall’Azienda ospedaliera di Perugia, tre furono assegnati ai candidati segnalati da altrettanti «esponenti politici di elevata caratura», che comunicarono «tracce riservate» e poi «domande che dovevano restare segrete». Racconta oggi La Stampa nell’articolo a firma di Maria Rosa Tomasello:

«Ce l’hai tutte? Ha da fà la selezione» chiede Marini, in un colloquio intercettato il 10 maggio – sei giorni prima della prova scritta – a Emilio Duca, direttore generale dell’azienda, riferendosi – scrivono i pm, – alle tracce che il manager si è appena procurato. Il dialogo è contenuto nel lungo atto d’accusa (500 pagine) firmato dal procuratore Luigi De Ficchy con i sostituti Paolo Abbritti e Mario Formisano, che il 12 aprile ha portato all’arresto di quattro persone (35 gli indagati).

La persona alla quale la presidente si riferisce è A.C., nuora di un ex funzionario di rilievo della Legacoop Umbria che sarebbe stata segnalata alla governatrice dalla vedova di quest’ultimo. Duca, come documenta l’indagine con immagini riprese nel suo studio, ha ricevuto gli argomenti delle prove scritte da Rosa Maria Franconi, presidente della commissione d’esame al mattino. «La figlia di…. mettetela dentro, non lo so….» dice Marini.

Il Fatto invece parla invece con il giovane disabile che era stato bocciato alla selezione per le categorie protette:

Roberto B., 23 anni. “Un disabile vero, poverino. Che io lo guardavo mentre faceva il tema, c’aveva proprio la faccia da bambino”, dirà la presidente della commissione Rosa Maria Franconi, rifilandogli un 18 molto “politico”. La disabilità di Roberto è solo motoria ma la testa funziona eccome. Nel 2015 si è diplomato al Pascal di Madonna Alta, indirizzo amministrazione e marketing. “Sto facendo il tirocinio ad Assisi, sono 60 km al giorno. Un posto in Regione, apochi minuti da casa, era una svolta”. In casa ci sono il padre pensionato e la madre operaia. Una famiglia comune, di sinistra. “Abbiamo saputo dai tg. Fa malissimo scoprire di essere stati esclusi per far posto ad altri, di più che la raccomandazione arrivava da qualcuno di sinistra, come noi”.

Il giudizio espresso dalla commissione sulla sua prova scritta è di 18/30, una sufficienza che vale l’idoneità e null’altro. Voto che, spiegano gli inquirenti, veniva dato a tutti non per premiare l’impegno ma “per evitare che venisse fatta istanza di accesso agli atti da parte di qualche candidato escluso”. Roberto resta di sasso. “Ma come, pensavo di essere andato discretamente”. L’arcano sta altrove. Gli altri candidati avevano avuto in anticipo le tracce dai direttori d el l’ospedale, Duca e Maurizio Valorosi. A nulla vale il tentativo della presidente della commissione, Rosi Franconi, di salvare, almenoin parte, la coscienza.

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