Economia
Infrastrutture, a che punto è il piano da 140 miliardi
neXtQuotidiano 22/04/2018
Il primo bilancio di «Connettere l’Italia»: già finanziato per 100 miliardi, ma i cantieri ritardano
Connettere l’Italia, il piano del ministero delle Infrastrutture per ridefinire il quadro delle priorità infrastrutturali, entrerà nel Documento Economico Finanziario che dovrebbe essere approvato in settimana. Nel piano si stanziano 140 miliardi (di cui 103 già disponibilie e 36 da reperire): le risorse disponibili per il piano prioritario sono andate per 35 miliardi a strade e autostrade, 43 alle ferrovie, 20 alle città metropolitane, 2 ai porti e 3,6 agli aeroporti. Ci sono 25 miliardi da privati e tariffe e 29 da residui della legge obiettivo. Al Sud vanno 43 miliardi, il 31%.
Infrastrutture, il piano da 140 miliardi
Il Sole 24 Ore riepiloga oggi la situazione con un’infografica che descrive la mappa e i numeri del piano nelle principali opere attivate e negli interventi e nei costi già sostenuti e da sostenere. La project review che ha portato al riesame di una ventina di grandi progetti (fra cui Torino-Lione, autostrada Tirrenica e Salerno-Reggio) e ha consentito finora risparmi da minori costi per 40 miliardi e ne promette per altri 10. Questa operazione, che ha ridotto il gigantismo di alcuni interventi strategici, ha anche rilanciato gli interventi diffusi. Un esempio della nuova pianificazione, che punta a «valorizzare il patrimonio esistente» è proprio l’Alta velocità di rete (Avr), centrata su «interventi di upgrade tecnologico e velocizzazione di linee già esistenti, come la dorsale Adriatica, la Napoli-Reggio Calabria, la Venezia-Trieste e la trasversale Roma-Ancona». Per andare da Roma a Reggio Calabria 4 ore contro le 4 e 40 minuti attuali, da Roma a Bari 3 ore e mezza contro le 4 e 50 attuali.
La seconda novità rivoluzionaria per l’Italia decolla in questi giorni: è il fondo per la progettazione delle opere strategiche con la distribuzione dei primi 110 milioni. È stato appena registrato dalla Corte dei conti del decreto ministeriale che ripartisce i fondi disponibili fra le 15 Autorità portuali (30 milioni), le 14 città metropolitane (25 milioni) e i loro comuni capoluogo (30 milioni) e ancora altri 37 comuni con più di 100mila abitanti (25 milioni). Finisce la follia italiana che non è possibile finanziare progetti se non c’è già uno stanziamento per l’opera ma non si può decidere quanto costa l’opera (e se è utile) senza un progetto.